Il ritiro delle proposte ambientali della vecchia Commissione dal piano di lavoro del nuovo esecutivo comunitario preoccupa gli Stati membri che chiedono a Juncker di ripensarci. In molti avevano già espresso preoccupazione prima che la decisione diventasse ufficiale e undici ministri dell’Ambiente, tra cui quelli di Italia, Francia e Germania, avevano già scritto a Juncker per chiedergli di correggere il tiro. Il cambio di rotta però non c’è stato e così oggi i rappresentanti dei Ventotto riuniti per il Consiglio affari generali sono tornati a chiedere alla Commissione di ripensarci.
“Abbiamo formalmente espresso preoccupazioni” sul ritiro della proposta sull’economia circolare e sulla qualità dell’aria, ha spiegato il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi, a nome della presidenza di turno. “Abbiamo chiesto oggi alla Commissione, rappresentata qui dal commissario Johannes Hahn – ha specificato il sottosegretario – di riconsiderare la decisione e di avere un’analisi migliore, di analizzare più a fondo questo tema, perché crediamo che sull’economia circolare l’Unione europea possa fare la differenza”. Insomma pur andando nella “giusta direzione”, con la volontà di “segnalare una discontinuità rispetto alla vecchia Commissione” e “aprire la strada ad un nuovo ciclo in cui la Commissione riguadagni un ruolo più politico”, la decisione del nuovo esecutivo di non proseguire, almeno per il momento, sulle proposte ambientali, crea tra i Paesi non poche “preoccupazioni”.
Nel documento presentato oggi da Jean-Claude Juncker, la motivazione per il ritiro della proposta sull’economia circolare pensata per imporre agli Stati membri obiettivi di riciclaggio più ambiziosi, è cambiata rispetto alle prime bozze circolate in via ufficiosa. Se inizialmente si parlava di un “accordo non prevedibile”, ora la motivazione messa nero su bianco recita: proposta “ritirata per essere sostituita con una nuova e più ambiziosa proposta entro la fine del 2015”. Nella sostanza però poco cambia e la Commissione rinuncia, almeno per il momento, ad una proposta su cui, diversamente da quanto sostenuto fino ad ora dall’esecutivo comunitario, l’accordo degli Stati membri già esisteva. Nel corso di una riunione di soli pochi giorni fa, lo scorso 12 dicembre, il gruppo di lavoro sull’Ambiente del Consiglio registrava l’appoggio di 23 Stati membri che “sottolineavano l’importanza di questa proposta legislativa per razionalizzazione e migliorare l’attuale quadro europeo della direttiva rifiuti”. Le delegazioni, si notava in occasione dell’incontro, “hanno anche mostrato supporto per l’obiettivo generale perseguito dalla proposta, anche alla luce degli attesi impatti positivi sulla crescita economica e la creazione di posti di lavoro”.
Insomma come poteva la Commissione parlare di accordo non prevedibile? Il vice-presidente della Commissione Ue, Frans Timmermans non ne vuole nemmeno parlare: “È da scervellarsi – dice – dovere rispondere non a quello che la Commissione ha annunciato ma a un documento non ufficiale della settimana scorsa che non aveva l’approvazione politica del Collegio e nemmeno la mia approvazione personale”. Lamentandosi dell’atteggiamento degli stessi deputati che “hanno reagito non a quello che ho detto ma alle fughe di notizie della settimana scorsa”, Timmermans ha chiesto: “Potete guardare alle proposte della Commissione?”. Cosa che, ha sottolineato “dirò anche a Sandro Gozi e agli altri” che dimenticano che l’esecutivo Ue non vuole rinunciare alla proposta ma avanzarne una ancora più ambiziosa.