I Paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) sono profondamente divisi tra loro, lontani da costituire una confederazione, e l’Europa dovrebbe approfittare di questa debolezza delle economie emergenti procedendo con una politica di accordi e partenariati separati così da evitare una competizione che vedrebbe altrimenti l’Ue perdente. È il consiglio che il Parlamento europeo dà a Commissione e Stati membri. In un’analisi approfondita sulle principali economie in espansione, si riconoscono punti di forza e punti di debolezza dei Brics. I cinque paesi insieme, nel 2013, hanno prodotto un quinto del Pil mondiale (21,1%), e pesato per un quinto (20%) delle esportazioni del globo. Il volume degli scambi commerciali tra questi cinque Paesi è più che decuplicato in dieci anni, passando da 20 miliardi di euro nel 2002 a 210 miliardi nel 2012.
Eppure i Paesi Brics, presi singolarmente, impressionano per le questioni che li dividono. Cina, India e Russia – Stati dotati di arsenale nucleare – sono vicini e confinanti tra loro, ma tutti con questioni di confini da risolvere e rivendicazioni di frontiere mai accantonate. Gli stessi tre attori sono in competizione tra loro in diverse aree del mondo, prima fra tutte l’Africa, di cui si contendono le risorse naturali. Il Parlamento europeo non può fare a meno di notare come i cinque Paesi del gruppo Brics usino la formula dell’associazione “per meglio difendere i rispettivi interessi nazionali in un contesto globale dove non mostrano di volersi assumere responsabilità”. In conclusione, secondo lo studio i Brics “sono più un ‘club politico’ che un blocco, la cui unità maschera le profonde divergenze nella visione del mondo”. L’Europa dovrebbe quindi incunearsi in queste contraddizioni interne, così da rendere difficile la costituzione del blocco. La raccomandazione del Parlamento Ue è chiara: “Tenere incontri regolari tra l’Unione europea e i singoli Paesi Brics”.