L’Unione europea “supporta pienamente” il piano delle Nazioni Unite per arrivare ad una de-escalation delle violenze in Siria passando per un “congelamento” delle ostilità nella città di Aleppo. È l’impegno preso dai ministri degli Esteri dei Ventotto nel corso del Consiglio Affari esteri che ha seguito l’incontro informale di ieri con l’inviato speciale Onu in Siria, Staffan de Mistura. Il piano delle Nazioni Unite, ha spiegato De Mistura ai responsabili delle diplomazie Ue, parte da un congelamenento dei combattimenti nella città del Nord della Siria per permettere l’entrata di aiuti umanitari e aprire la strada ad una soluzione politica alla guerra civile che dura da ormai tre anni e mezzo.
“L’Ue è impegnata a supportare pienamente gli sforzi di De Mistura per ottenere una de-escalation strategica della violenza come base per una processo politico sostenibile”, hanno assicurato oggi i ministri degli Esteri Ue, dichiarando che l’Ue è pronta a supportare ad esempio gli sforzi per ricostruire la amministrazioni locali e restaurare i servizi di base e il ritorno alla normalità nelle aree in cui le violenze si siano ridotte, in particolare ad Aleppo, se le condizioni lo permetteranno.
I ministri hanno ribadito “seria preoccupazione” per l’intensificata azione militare da parte del governo siriano contro le aree del Paese controllate dall’opposizione che, secondo i rappresentanti delle diplomazie Ue, minaccia il piano di De Mistura. L’Ue ha anche criticato duramente “i continui impedimenti agli aiuti, per cui il regime di Assad risulta il principale responsabile” e assicurato che saranno mantenuti gli “sforzi per aiuti umanitari alle persone colpite dalla crisi”, in cui l’Ue e gli Stati membri “continueranno ad avere un ruolo guida”. Preoccupazione da parte di Buxelles è stata espressa anche per l’uso delle armi chimiche in Siria: in particolare i ministri hanno puntato il dito contro “l’uso di gas cloro come arma chimica usata dal regime di Bashar al-Assad”. Il Consiglio ha quindi invitato il regime a “rispettare completamente” la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu per la distruzione dell’arsenale di armi chimiche, al fine “eliminarle completamente e in modo irreversibile”.
La soluzione della crisi in Siria, secondo i ministri degli Esteri Ue, può passare solo attraverso un processo interno: “Una soluzione duratura del conflitto può essere trovata solo attraverso un processo politico siriano che conduca a una transizione”, recitano le conclusioni. Per questo, l’Unione europea “compirà sforzi per trovare una soluzione politica di mutuo consenso per il mantenimento di unità, integrità territoriale e carattere multi-etnico e multi-confessionale della Siria”. Da questo punto di vista sostenere il piano delle Nazioni Unite è cruciale “non solo per ragioni umanitarie e di sicurezza ma anche come azione simbolica di quello che possiamo e dobbiamo fare per fermare la guerra in Siria”, ha sottolineato l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Federica Mogherini, secondo cui “è giunto il momento di dare un contributo positivo alla soluzione della crisi”. Mogherini ha ribadito che l’Unione europea “non considera Assad come un interlocutore” e che l’obiettivo sarebbe quello di una Siria libera dal suo regime, ma ha sottolineato: “Dopo tre anni e mezzo di guera è ancora lì quindi la strategia dell’Ue deve andare oltre”.
Per raggiungere il risultato, l’Unione europea è pronta a lavorare “con tutti i Paesi che hanno interesse nell’area tra cui Russia, Arabia saudita e Iran oltre che Stati Uniti”, ha spiegato il minstro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni sottolieando che “c’è un sostegno forte e unanime dei Ventotto all’iniziativa delle Nazioni Unite che ad Aleppo avrà il suo centro”. Per Gentiloni “se l’operazione andasse in porto avrebbe un grande significato sul piano simbolico (e la guerra in corso è guerra di simboli), ma potrebbe anche innescare un percorso di cambiamento politico”. L’azione europea insomma sarà duplice: da un lato, ha spiegato Gentiloni, si continuare e rendere più efficace il lavoro sul fronte umanitario (proprio oggi è stata formalizzata l’istituzione di un fondo per l’intervento umanitario a cui l’Italia ha per prima contribuito) e dall’altra “ci si adopererà per favorire l’avvallo al percorso politico messo in piedi dalle Nazioni Unite” lavorando con tutti i Paesi che hanno interesse nell’area.