“La Commissione è chiara: i contributi nazionali al capitale” del Piano Juncker “non saranno inclusi nel calcolo del deficit e del debito” pubblico. Così il commissario europeo per gli Affari economici, Pierre Moscovici, ha risposto a Eunews (ascolta l’audio) che gli ha girato una questione posta dal ministro dell’Economia italiano Pier Carlo Padoan, il quale chiedeva appunto alla Commissione Ue di “fare chiarezza” su come verranno considerati i contributi aggiuntivi e volontari (oltre dunque a quelli concorrenti obbligatori) degli Stati al piano europeo di investimenti messo a punto dal presidente Jean Claude Juncker.
La risposta, dunque, è che non saranno sottoposti ai vincoli del Patto di stabilità. Per Moscovici è “un segnale importante: vogliamo che il Piano venga rafforzato. Maggiore sarà la sua dotazione, più alti saranno gli investimenti realizzati nell’Unione europea”. Alla seconda domanda, se ritenga che i contributi nazionali possano far superare i 315 miliardi previsti dalla Commissione, Moscovici ha risposto che “se i moltiplicatori saranno gli stessi e i contributi saranno consistenti, perché no?” Comunque, ha precisato, “noi consideriamo il piano senza gli investimenti nazionali, quindi, in ogni caso, ci saranno almeno 315 miliardi di euro di investimenti”.
Padoan e Moscovici, prima della conferenza, avevano pranzato insieme, dunque, se fosse stato necessario, si sono chiariti su tutto, è legittimo immaginare. Dopo il ministro ha dichiarato che “il piano Juncker è molto opportuno”, indicando però alcuni elementi necessari “perché possa essere efficace”. Intanto servono “dei buoni progetti” da finanziare, e da questo punto di vista, secondo Padoan, si è già a buon punto con “il pacchetto di progetti da 1.300 miliardi di euro” individuato dalla task force alla quale hanno partecipato la Commissione, gli Stati membri e la Banca europea per gli investimenti. “Forse non tutti i progetti saranno finanziabili”, ammette il ministro, ma intanto “si possono individuare quelli più validi e farli partire con le risorse già a disposizione”. Perché un altro fattore cruciale è il tempo.
Su questo punto è d’accordo anche il ministro dell’Economia francese, Michel Sapin, il quale ha avvertito che “i 315 miliardi del piano Juncker devono essere spesi entro il 2015, non possiamo aspettare fino al 2017”. Il connazionale Moscovici gli ha dato ragione. “Non possiamo permetterci di aspettare fino al 2017 per vedere i primi frutti” del piano di investimenti, ha dichiarato, ribadendo la volontà della Commissione di “sostenere” anche gli sforzi degli Stati membri.
Sforzi che includono le riforme. “Non dobbiamo indicare ai Paesi la lista delle riforme da fare”, ha precisato il commissario, aggiungendo che “l’importante è che le riforme scelte spingano la crescita, anche nel lungo termine”. In particolare, Moscovici ha espresso un giudizio positivo su quelle che sta portando avanti l’Italia. Il presidente del Consiglio Mattero “Renzi fa riforme necessarie, che la Commissione Ue accoglie favorevolmente”, ha dichiarato il titolare degli Affari economici. Anche se questo non vuol dire allentare l’attenzione sui conti pubblici italiani. Infatti, con il giudizio sulla legge di stabilità sospeso fino a marzo, Roma “dovrà fornirci informazioni entro la terza settimana di gennaio”, ha annunciato Moscovici.