Il piano Juncker è troppo modesto? “Se avessi agito diversamente avrei aumetato il debito pubblico” e “se deficit e debito fossero sintomi di rilancio l’avremmo saputo da anni”. Così il presidente dell’esecutivo comunitario, Jean-Claude Juncker spiega le scelte alla base del piano di investimenti messo in campo dalla Commissione europea. Intervenendo al Congresso del Partito Democratico Europeo in corso a Bruxelles, Juncker ha sottolineato: con il piano “si è voluto dare un incentivo” ma “i soldi già ci sono: sono nelle banche, nei portafogli dei nostri cittadini. Bisogna mobilitarli”, è convinto il Presidente edlla Commissione.
Per questo Juncker ha lanciato “un appello all’imprenditoria privata e a chi ha i soldi, perché li mobiliti” e si è rivolto in particolare ai governi che, ha detto citando la Francia, hanno criticato il piano definendolo troppo modesto: “Conto su di voi – ha risposto Juncker – per progetti che aumentino il potenziale di crescita per l’avvenire”.
L’intenzione è di “trasformare questi soldi in un supporto di garanzia perché si arricchisca l’economia reale”. A scegliere con quali progetti saranno soprattutto “i tecnici della Bei che conoscono i mercati”, piuttosto che, ha fatto autocritica Juncker, “la burocrazia della Commissione europea che sto scoprendo: sapevo che era tanta – ha detto – ma non pensavo così”.
In ogni caso “non mi faccio illusioni, il piano non cambierà il mondo”, ha ammesso Juncker definendo quello che arriverà dalla Commissione un “contributo elementare”. Era però importante, ha spiegato, fare qualcosa: “Non vedo agire l’Europa in modo concreto – ha detto – vedo un’Europa che annoia la gente” mentre “vorrei un’Europa che sia di nuovo in grado di entusiasmarla”. Finora, ha concluso Juncker, “abbiamo guardato alle grandi cose, dobbiamo tornare anche a pensare alle piccole”.