Resistere non serve a niente è il libro che nel 2013 ha vinto il Premio Strega, il più importante premio letterario italiano, e potrebbe essere ormai considerato come il manifesto di un’era che temiamo scatenerà presto una nuova vendemmia di “romanzi criminali” e connesse serie televisive. L’immaginazione romanzesca a Roma non ha bisogno di molti sforzi. È tutto fornito con grande abbondanza in diretta televisiva dallo storytelling mediatico della realtà.
Profeticamente, il libro parla della “terra di mezzo”, e cioè del connubio tra malavitosi di seconda fascia, spesso laureati in buone università, politici corrotti sia di destra che di sinistra, banchieri accondiscendenti e giornalisti finti tonti, dove il possesso – denaro e numero di Rolex al braccio – comandano. Un mondo dove l’antica distinzione tra bene e male sembra essere oggi proprietà solo di sfigati velleitari. La terra di mezzo è anche il tema su cui ci ha intrattenuto, prima di essere arrestato, il boss Massimo Carminati, detto “er cecato”, ex estremista di destra nel famoso gruppo terroristico anni settanta dei Nar, con il suo brillante ritratto letterario ispirato allo scrittore inglese Tolkien del “mondo dei vivi” e “del mondo dei morti”.
Curiosamente e buffamente, l’autore del libro, Walter Siti, è corso subito in televisione a fare outing e a dire che lui, Salvatore Buzzi, il mitico ormai capo della cooperativa rossa 29 Giugno e braccio destro imprenditoriale del “cecato”, lo conosceva e lo aveva incontrato. E certo, chi non lo conosceva a Roma? Noi, che abitiamo da decenni a due passi dal distributore di benzina di Corso Francia dove spesso si riuniva il Cda della banda, e che non abbiamo mai incontrato in vita nostra Buzzi, nonostante il nome non ci fosse estraneo, ci siamo sentiti, ancora una volta, totalmente tagliati fuori dai grandi giochi romani. I soliti fessi. Ma come, abiti a Roma e non hai mai incontrato Buzzi? Ma che ci vivi a fare? Come fai a farti rispettare, se non conosci un protagonista di quel livello?
E, ciliegina sulla torta, il giorno in cui si è aperta a Roma la tredicesima edizione di “Più libri più liberi”, la fiera della piccola e media editoria, al Palazzo dei Congressi dell’Eur, che sembra quest’anno abbia battuto tutti i record d’incasso con oltre 56,000 presenze, abbiamo avuto anche il piacere di vedere in televisione “er cecato” che andava a pranzo, non molti mesi prima, in un ristorante non lontano dal Palazzo, con Riccardo Mancini, un fedelissimo dell’ex sindaco Gianni Alemanno, con lui in prima linea ai bei tempi del Fronte della Gioventù. Tra le tante cariche ricoperte da Mancini, ricordiamo quella di amministratore delegato di Eur Spa, società in precedenza nota come Ente Eur, Ente Autonomo Esposizione Universale di Roma, creata da Benito Mussolini nel 1936 per gestire l’Expo che si sarebbe dovuto tenere a Roma nel 1942. Eur Spa è la società che gestisce attraverso la sua partecipata Roma Convention Group il Palazzo dei Congressi, a cui presto si dovrebbe aggiungere il Nuovo Centro Congressi, la “nuvola” progettato dall’architetto romano de sinistra Massimiliano Fuksas, non a caso architetto anche del famoso palazzo della Fiera di Milano, nei cui pressi l’anno prossimo si terrà l’Expo milanese.
Chissà cosa si saranno detti durante quel pranzo Mancini e Carminati? Rendono di più gli zingari, gli immigrati o quegli sfigati dei piccoli e medi editori?