Per il momento c’è poco più di un calderone di idee, un insieme delle liste dei desideri di ciò che gli Stati membri vorrebbero poter realizzare con l’aiuto dell’Europa. Il piano di investimenti da oltre trecento miliardi presentato da Jean-Claude Juncker comincia lentamente a concretizzarsi, e lo fa raccogliendo i tanti progetti presentati dai Ventotto: ad oggi l’apposita task force composta da Paesi membri, Commissione europea e Banca europea degli investimenti ne ha individuati circa duemila per un valore di investimenti potenziali di circa 1.300 miliardi di cui oltre 500 miliardi, secondo le stime della Commissione, potrebbero essere già realizzati nei prossimi tre anni. L’Italia ha presentato in tutto 98 progetti per un costo complessivo di oltre 200 miliardi di euro.
Ma l’elenco presentato dal governo, che raccoglie i progetti in tema di innovazione ed economia digitale, Unione energetica, trasporti e ambiente, è lontano dall’essere definitivo: per prima cosa, non vi è alcuna garanzia che i progetti individuati ad oggi saranno effettivamente finanziati. Inoltre, spiegano i tecnici, si tratta di una “lista dinamica”, in cui altri investimenti possono essere aggiunti in ogni momento. Quello attuale è insomma un documento assolutamente provvisorio che dopo un primo confronto in Ecofin, approderà la prossima settimana sul tavolo dei capi di Stato e di governo nel corso del Consiglio europeo.
Qualche indizio in più su quali progetti incontrino davvero il favore di Bruxelles si può comunque ricavare da una lista “illustrativa”, compilata per dare un esempio di quei progetti che, pur non avendo alcuna certezza di essere finanziati, vengono visti come quelli più validi e facilmente sostenibili. Da questo elenco ristretto rimangono esclusi progetti italiani come la Torino-Lione (11,7 miliardi) o il traforo del Brennero (12 miliardi). Come buon esempio viene messo in evidenza il progetto “La Buona Scuola” che costa 8,7 miliardi e prevede ristrutturazione di edifici scolastici, digitalizzazione, formazione degli insegnanti e scuole innovative. E ancora, nella giusta direzione andrebbe, secondo Bruxelles il piano per l’integrazione della rete elettrica italiana al mercato unico, per cui si spenderebbero 480 milioni di euro. Bene potrebbero andare anche una rete europea di ricerca biomolecolare che coinvolgerebbe, oltre all’Italia, anche Grecia, Austria, Estonia e Finlandia, per un costo complessivo di 170 milioni e uno schema di incentivi pubblici che mira sostenere la produzione di alta tecnologia (400 milioni).
Ma i desiderata del nostro Paese che potrebbero incontrare il favore dell’Europa sono diversi e vanno dal campo dell’innovazione, con un progetto per l’estensione della rete Wireless in Friuli, a quello energetico con piani per lo sviluppo dell’energia solare a Mazara o nuove interconnessioni con Slovenia, Francia e Svizzera, fino a nuove tecnologie ambientali per le acciaierie di Piombino o lo sviluppo di biocarburanti. Moltissime le idee italiane nel settore trasporti: l’Italia vorrebbe che il piano Juncker contribuisse ai lavori per il porto di Genova, al miglioramento di Malpensa, ai lavori per la variante di valico tra Firenze e Bologna, a quelli per la costruzione del Passante Nord e pure al completamento della Salerno-Reggio Calabria. E ancora si immagina un treno ad alta velocità che colleghi Genova e Tortona, la terzia corsia sulla Venezia-Trieste da San Donà, una nuova autostrada Roma-Latina e una tra Siracusa e Gela, e tra Ragusa e Catania. Insomma le idee sulla carta sono tante, ma le certezze ancora praticamente nulle. Per qualcosa di più concreto, assicurano da Bruxelles, non si dovrà aspettare molto visto che l’obiettivo è quello di iniziare ad erogare finanziamenti già dalla seconda metà del 2015.