Jean-Claude Juncker deve indicare la lotta all’elusione fiscale come “priorità assoluta del suo programma” oppure “non potranno più esserci il consenso e la fiducia da parte del gruppo socialista”. Nel giorno in cui il presidente della Commissione è messo nuovamente a dura prova dalla seconda ondata di rivelazioni sullo scandalo Luxleaks, torna a farsi sentire anche il gruppo S&D al Parlamento europeo: servono subito “misure concrete” come “conditio sine qua non” per continuare a sostenere l’esecutivo comunitario, chiarisce il presidente del gruppo, Gianni Pittella. “La parola minaccia non è connaturata al nostro stile”, precisa, ma “ci aspettiamo che nel giro di tre, massimo sei mesi, siano presentate dalla Commissione proposte concrete” in merito.
Una “prima prova” ci sarà già la prossima settimana, quando l’esecutivo comunitario presenterà il suo programma di lavoro annuale alla Plenaria del Parlamento europeo. In quell’occasione, sottolinea Pittella “chiediamo che Juncker indichi come priorità assoluta, misure concrete da presentare entro sei mesi”. Una richiesta che i socialisti hanno indirizzato a Juncker anche attraverso una lettera aperta e che sarà ribadita domani nel corso della conferenza dei presidenti.
Per Pittella le cose non sono cambiate molto con questa seconda ondata di rivelazioni: “Era uno schifo alla prima rivelazione ed è uno schifo ora, si sono aggiunti alcuni nomi ma la sostanza era già schifosa”, dice senza mezzi termini. Ora però i socialisti vogliono risposte immediate: “La nostra fiducia alla Commissione – continua il presidente del gruppo S&D – è strettamente legata all’impegno che Juncker ha assunto in Aula e che vogliamo sia contenuto nel piano di lavoro annuale”, questa è la “conditio sine qua non” perché “non si può avere una situazione sociale drammatica per i cittadini e avere il prosciutto sugli occhi sui miliardi e miliardi sottratti alle casse pubbliche”.
I socialisti “non considerano Juncker un presidente dimezzato. Ha tutti i titoli per svolgere le sue funzioni”, dice Pittella avvertendo però: “La nostra fiducia non è un assegno in bianco, è condizionata a quello che farà e su questo si può rafforzare o esaurire”. Il leader di S&D spiega poi la contrarietà del gruppo ad una commissione di inchiesta per fare luce su Luxleaks: “La cosa principale è guardare al presente e al futuro non al passato. La Commissione di inchietsa guarda al passato, mentre noi vogliamo misure perché in futuro ciò non avvenga più”. Insomma “non dobbiamo stare due anni a fare inchiesta sul passato ma pochi mesi a fare azioni legislative per chiamare governi a proprie responsabilità”.