E se la ripresa dell’Europa partisse dal lusso? Se per tentare di uscire dalla crisi si puntasse sui consumi di chi la crisi non sembra sentirla affatto? È la via che sembra suggerire un rapporto di European Cultural and Creative Industries Alliance (il network delle 5 principali associazioni europee del lusso) presentato oggi al Parlamento europeo, sull’andamento di un settore che pare non conoscere crisi. Tra il 2010 e il 2013, evidenzia il rapporto, il valore di prodotti e servizi del settore è cresciuto del 28% passando da 248 miliardi a 547.
Nello stesso periodo il settore del lusso ha creato anche circa 200 mila nuovi posti di lavoro: se nel 2010 lavoravano nell’ambito (direttamente o indirettamente) 1 milione e mezzo di persone, nel 2013 sono salite a 1 milione e 700 mila. Insomma, calcola la rete delle associazioni europee del lusso, se il settore fosse una nazione, preso collettivamente sarebbe la settima economia d’Europa e la ventesima al mondo.
“Le industrie culturali e creative di fascia alta hanno dimostrato” che “le aziende europee possono continuare a guidare la crescita e l’occupazione nella nostra regione”, ha commentato la commissaria europea per il Mercato interno, Elżbieta Bieńkowska, prendendo parte alla presentazione del rapporto. Per questo, assicura il membro dell’esecutivo Ue, “continueremo e rafforzeremo il nostro supporto a queste industrie”. Il rapporto, ha aggiunto il vicepresidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, “conferma che il modello del lusso, con la sua enfasi su competenze e conoscenze, mantiene un vantaggio competitivo nell’Ue”. Per questo, ha concluso, “merita il nostro pieno supporto come legislatori”.