Avanti con il gasdotto Tap, con “il completamento” del corridoio sud, e con la realizzazione di rigassificatori per esportare gas e “sfruttare le rinnovabili”. Su Southstream “c’è stato un cambiamento annunciato dalla Russia, e alla luce di questo cambiamento l’Ue deve rivalutare la strategia “per quanto riguarda la diversificazione delle rotte e delle fonti”, sostiene Claudio De Vincenti, viceministro allo Sviluppo economico, al termine del consiglio Energia. Un cambiamento si rende necessario, e in queste revisioni obbligate si impone anche una riflessione sul progetto Eastmed per lo sfruttamento dei giacimenti di gas israeliani e ciprioti. “E’ un progetto interessante”, riconosce De Vincenti. “Si trova in una fase preliminare, e merita di essere approfondito”. Lo impone la real-politik. Se la Russia ha deciso per la morte di Southstream l’Europa dovrà rispondere di conseguenza, anche se qualcuno in Commissione spera ancora che si possa procedere alla realizzazione dell’opera. “Crediamo che era possibile trovare una soluzione”, ammette il commissario per l’Unione energetica, Maros Sefcovic, il quale fa notare che “la Russia ha solo annunciato le sue intenzioni, non le ha mai comunicate alle istituzioni comunitarie”.
De Vincenti sembra nutrire ben altre aspettative, meno possibiliste. “Dobbiamo affrontare la questione pensando a una diversificazione ampia”. Il fornitore russo, da quella parte del planisfero, non è facilmente sostituibile, e “Southstream era importante per la diversificazione delle rotte”, ricorda il numero due del dicastero di via Veneto. Bisogna regolarsi di conseguenza, di questo De Vicenti è sicuro. Per questo chiede anche “la costruzione di un ponte energetico tra la sponda nord e la sponda sud del Mediterraneo”.