Buone notizie dai negoziati per il bilancio comunitario 2015. Parlamento e Consiglio europeo dopo mesi di scontri, hanno trovato un accordo sul budget Ue del prossimo anno, che consentirebe di mettere sul tavolo 145,3 miliardi per gli impegni di spesa e 141,2 per i pagamenti. La delegazioni di parlamentari ha così assicurato 4,8 miliardi in più per le ’bollette’ ancora non pagate del 2014-2015. Seppur per il momento provvisorio in quanto in attesa dell’approvazione dell’Aula e dell’intero Consiglio, l’ accordo permette di soddisfare i pagamenti di quest’anno più urgenti rimasti in sospeso.
Soddisfatti i deputati che hanno condotto le trattative con i Ventotto. “L’eliminazione dei pagamenti pendenti era lo scopo fondamentale del Parlamento” – ha dichiarato Jean Arthuis (Alde), presidente della Commissione Bilancio, secondo cui un mancato accordo avrebbe inficiato “la credibilità dell’Ue”.
Stando all’accordo raggiunto, la richiesta contenuta nella nuova proposta della Commissione europea fatta lo scorso 28 novembre di aggiungere 4,8 miliardi per il 2014, sulla base delle stime degli Stati membri, è stata soddisfatta. Ma Gérard Deprez (Alde) avverte che bisogna sapere come l’esecutivo comunitario “intenda esaurire tutti i pagamenti rimasti entro il 2016”.
Per quanto riguarda la destinazione dei fondi stanziati e previsti nell’accordo ci sarà un blocco aggiuntivo di 45 milioni che andrà al programma per la ricerca e l’innovazione Horizon 2020, mentre 16 milioni addizionali sono per Erasmus+. Sul fronte della politica estera il budget è stato incrementato di 32 milioni, e si è optato per l’aumento dei fondi disponibili per l’Agenzia Frontex (che gestisce l’operazione Triton), e per la supervisione bancaria.
Tutto ciò, nelle intenzioni dei parlamentari “dovrebbe aiutare lo sforzo delle piccole-medie imprese e degli attori non governativi, ma non è sufficiente ed è lontano da quanto avremmo voluto” ha spiegato Eider Gardiazábal Rubial (S&D), relatore del bilancio 2015. “Anche se il budget comunitario vale l’1% del Pil europeo – continua la deputata socialista – questo dovrebbe agire come calamita per gli investitori”.
La parola ora passa al Consiglio europeo e alla plenaria di Strasburgo, che dovranno dare il via libera definitivo all’accordo entro la fine di dicembre.