La flessibilità arriva sul tavolo dei ministri economici dell’Ue. Lunedì e martedì si aprirà ufficialmente il dibattito politico su come attuare quei margini di allentamento dei vincoli previsti dal Patto di stabilità e crescita, in una discussione dalle mille incognite. Il dibattito tiene banco ormai da mesi, e finirà nell’agenda di Eurogruppo ed Ecofin della prossima settimana. Lunedì la riunione straordinaria dell’Eurogruppo convocata per discutere i pareri della Commissione sulle leggi di stabilità sarà un primo banco di prova. Qui il commissario per gli Affari economici, Pierre Moscovici, dovrà rendere conto delle scelte della quadra Juncker, in particolare quella di concedere più tempo a Belgio, Francia e Italia per la correzione di deficit e debito. Moscovici ribadirà che la Commissione Juncker, fin da principio, per parola dello stesso presidente dell’esecutivo comunitario, si pone l’obiettivo di essere una Commissione politica. Questo significa applicare le regole non in modo ragionieristico ma, per l’appunto politico.
Se non si rispetteranno gli obiettivi di medio termine sulla riduzione dei disavanzi poco male, basta che ci sia il messaggio visibile dei governi a procedere in quel senso. Una delle ipotesi in ballo, a quanto pare, quella di far slittare gli obiettivi di medio termine per quei paesi che facciano concreti progressi con le riforme. La nuova Commissione ragiona così, per i malumori di Ppe e Alde. Popolari e liberali – tra i primi i tedeschi, tra i secondi i francesi critici – non condividono l’impostazione, ma la linea Juncker vorrebbe essere questa: se un paese X deve correggere dello 0,5 ma corregge solo dello 0,2 poco importa: quel conta non è il numero ma la tendenza a correggere. Il che sarebbe un problema per l’Italia, dove il debito pubblico anziché diminuire sta aumentando. Per il nostro Paese basterebbe invertire la tendenza per essere considerato “in regola”.
Il tema finirà poi sul tavolo dell’Ecofin martedì, nell’ambito della discussione a Ventotto sulle proposte di revisione di Two e Six pack, gli strumenti per la governance economica. Qui non è prevista una discussione dettagliata dei singoli casi paese, ma fonti accreditate anticipano che Francia e Italia ribadiranno la necessità – quando si tratta di valutare lo stato delle finanze pubbliche – di tener conto di tre fattori: specificità nazionali, situazioni eccezionali, processo di attuazione delle riforme. La stessa impostazione di Moscovici e della Commissione Juncker, dunque. Parte quindi il dibattito su come garantire la tanto discussa flessibilità.
Intanto il commissario per la Crescita, Jirki Katainen, ha ribadito a margine del consiglio Competitività che i paesi che vorranno contribuire al fondo per gli investimenti previsto dal piano Juncker per gli investimenti non vedranno il contributo nazionale considerato ai fini del conteggio di deficit e debito. “Varrà lo stesso principio per i contributi dei Paesi al fondo salva-Stati Esm”, ha detto il finlandese, chiarendo che invece la quota nazionale di co-finanziamento legata ai fondi strutturali non rimarrà, per ora, fuori dal patto di stabilità. I paesi però non si fidano. “La rassicurazione sulla partecipazione volontaria al piano Juncker è verbale e non scritta”, lamentano all’interno del Consiglio, dove lunedì e martedì la discussione si annuncia infuocata. Anche perché si discuterà, sia pur indirettamente, del caso LuxLeaks.
Moscovici ha risposto alla lettera dei ministri dell’Economia di Francia, Germania e Italia in cui i tre chiedevano impegni in materia fiscale. Il tema non è all’ordine del giorno dell’Ecofin, ma già si dice che se ne parlerà. Non è chiaro se a margine dei lavori o nel corso della riunione, ma questo si saprà martedì.