“Il Ttip non sarà un beneficio per la nostra economia, ma una ulteriore riduzione di autonomia politica dei nostri governi rispetto alle multinazionali”. Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, critica così il trattato per il commercio e gli investimenti che Stati Uniti e Unione europea stanno ancora definendo.
Eunews: Quando parla di “riduzione di autonomia politica per i nostri governi”, si riferisce alla clausola del trattato che prevede il ricorso all’Isds, l’arbitrato internazionale per la soluzione delle controversie tra Stati e investitori?
Camusso: Esatto. Un meccanismo che è già noto e sul quale una parte del mondo si sta ponendo seri interrogativi.
E.: Chi sostiene la bontà dell’Isds, sottolinea che si tratta solo di un modo per garantire un indennizzo agli investitori, nel caso siano danneggiati da decisioni prese da uno Stato. Ma uno stato rimane libero di prendere le sue decisioni, mantenendo l’autonomia politica.
C.: Nel momento in cui il giudizio è sottratto alla giurisdizione ordinaria, non è più vero che gli stati mantengano la loro autonomia. Ci sono cose che uno può raccontare nella maniera più fantasiosa che preferisce. Ma l’ordinamento di un Paese è fatto di regole che devono valere per tutti coloro che lo popolano, in qualunque forma lo popolino. Siano essi cittadini o investitori economici, non fa differenza.
E.: E dal punto di vista economico, perché non ritiene possa essere un vantaggio l’accordo tra Ue e Stati Uniti?
C.: Perché non ci sono le clausole. In Europa c’è tutto un dibattito che facemmo riguardo alla direttiva Bolkestein. La libera circolazione e il libero scambio hanno portato con sé anche il problema del dumping, perché ti portavi con te delle regole differenti. Lo squilibrio che si crea tra le regole che ti sei dato, e la libertà degli investitori di portarsi dietro le loro regole, in una condizione come la nostra, determina la possibilità che ci sia un effetto di riduzione della condizione sociale.
E.: Non è possibile che invece ne risulti un minore dumping tra Stati europei, dal momento che tutti dovrebbero livellarsi alle nuove condizioni imposte dal Ttip?
C.: Non credo a un effetto di questo tipo. Perché contemporaneamente agiscono le regole, o le non regole, che oggi determinano il trasferimento delle imprese e degli appalti di servizi dentro il territorio europeo. Se si vuole leggerla nella chiave che lei propone, allora prima bisogna avere delle regole cogenti europee, se no si aggiunge un ulteriore effetto dumping agli effetti dumping già esistenti
E.: Un altro punto contestato del Ttip riguarda la trasparenza dei negoziati, nonostante il mandato negoziale sia stato reso pubblico e vengano prodotti dei report a ogni round di trattative. Pensa sia sufficiente l’informazione che raggiunge l’opinione pubblica?
C.: La discussione sul trattato di libero scambio, per quel che riguarda l’Italia è secretata. Nel senso che non c’è nessun luogo dove si abbiano informazioni e se ne possa discutere. Tra l’altro, dal dibattito sono scomparsi tutti gli elementi delle ricadute che si avranno sulle condizioni del lavoro. Così come non si parla dell’idea che esista una extraterritorialità rispetto alle politiche economiche e legislative dei singoli stati nazionali.