In assenza di investimenti nel settore delle infrastrutture non è possibile stimolare la crescita economica europea. “I trasporti hanno un ruolo fondamentale nel garantire crescita e lavoro, entrambi obiettivi prioritari della Presidenza italiana del Consiglio Ue”, ha dichiarato oggi Debora Serracchiani, Presidente della regione autonoma Friuli Venezia Giulia, in occasione del quarto ed ultimo appuntamento di Techitaly 2014 sulle infrastrutture innovative per la crescita. Il sostegno di David Maria Sassoli e Antonio Tajani, vice presidenti del Parlamento Europeo, all’iniziativa Techitaly 2014, rappresenta “una conferma ulteriore dell’attenzione loro e di tutto il parlamento europeo verso un tema così centrale per lo sviluppo europeo ed italiano”, ha dichiarato l’ambasciatore italiano in Belgio Alfredo Bastianelli.
Durante la rassegna sulla tecnologia italiana a Bruxelles, il settore delle infrastrutture è stato riconosciuto come uno dei pilastri europei capace di contribuire alla trasformazione dell’Unione Europea in un’economia competitiva, connessa, a basso impatto ambientale, basata sulla conoscenza.
Sembra che la politica europea per le infrastrutture stia lentamente cambiando. Dopo 6 anni di austerity e di politiche fiscali restrittive è arrivato il piano Junker. “Per la prima volta gli investimenti che i singoli paesi immettono come moltiplicatore per la realizzazione degli obiettivi di infrastrutture d’Europa possono uscire dal patto di stabilità”, ha dichiarato il ministro dei trasporti italiano Maurizio Lupi. Secondo Franco Bassanini, Presidente della Cassa depositi e prestiti (Cdp), il piano Junker rappresenta “un segnale di rilancio per gli investimenti”.
Sebbene “la Presidenza Italiana abbia fatto il suo meglio per porre il problema di una politica espansiva dopo anni di stagnazione e di recessione”, secondo Bassanini, “siamo ancora lontani da quello di cui avremmo bisogno per cambiare davvero direzione”. In un’Europa che dal 2008 al 2013 ha vissuto “una delle più lunghe e pesanti recessioni della sua storia, con una crescita reale nella sola eurozona pari allo 0,4% all’anno”, la cura a questa grande depressione “è stata quella del consolidamento fiscale e delle riforme strutturali”. Nell’immediato queste presentano tre problemi secondo il presidente di Cdp: “sono costose nei primi anni e manifestano i propri effetti positivi solo nel medio e lungo periodo; non sono sufficienti ad innescare la ripresa durante fasi di bassa crescita e di stagnazione o recessione prolungate; ed infine non sostituiscono politiche espansive e soprattutto il rilancio degli investimenti nell’economia reale e nelle infrastrutture”.
Gli investimenti nelle infrastrutture hanno importanti moltiplicatori economici e moltiplicatori fiscali. Nell’eurozona, “è stato calcolato che per ogni punto percentuale di maggiore spesa pubblica si ottiene un effetto positivo sul Pil pari 0,28% nel primo anno e un altro 1,40 % nei 5 anni successivi”. Questo vale anche in negativo. “Per ogni punto percentuale di spesa in meno si ottiene un effetto negativo di 0,35% nel primo anno e di 1,40 nei cinque anni successivi”.
Nell’attuale contesto europeo come riuscire a garantire gli investimenti nelle infrastrutture? Bassanini ha proposto tre soluzioni.
Innanzitutto, “occorre ripensare il mercato unico per renderlo effettivo ed accompagnarlo con politiche europee dell’energia e delle infrastrutture con un efficace armonizzazione fiscale e una revisione del divieto degli aiuti di stato che, conformemente alla sua ratio iniziale, consenta interventi volti a ridurre gli svantaggi competitivi e quindi a livellare il campo di gioco”. Al contempo, l’Ue dovrebbe pensare ad una manovra politica ed economica “capace di valorizzare le specificità dei singoli sistemi economici e giuridici nazionali”.
In secondo luogo, di fronte a paesi come Cina e Stati Uniti che “non esitano ad usare risorse pubbliche per sostenere la crescita quando necessario”, l’Ue deve riconsiderare le politiche di crescita su due fronti: “quello del costo nel breve periodo delle infrastrutture, che va in un qualche modo compensato, e quello delle politiche di investimenti”.
Infine, abbiamo bisogno di interventi sugli investimenti, affinché questi “siano in grado di partire rapidamente per poter esprimere appieno il loro potenziale su crescita ed occupazione, per sostenere la competitività europea”.
Nell’ambito dei trasporti in Italia è stato fatto un passo avanti con l’approvazione della legge sblocca Italia. Secondo Lupi, la misura rappresenta “un segnale nuovo, di un approccio diverso alle infrastrutture”, perché “per la prima volta assistiamo ad un’equiparazione delle infrastrutture tradizionali con quelle innovative”. Non solo. Bassanini ha sottolineato come in Italia grazie al meccanismo del credito d’imposta sui nuovi investimenti “non è richiesta copertura finanziaria nella misura in cui si tratti di investimenti nuovi che non sarebbero stati progettati/finanziati/realizzati senza la misura di agevolazione”.
Il successo dell’edizione Techitaly 2014 è stato definito da cifre importanti, con “un totale di 11 panel, 120 relatori in rappresentanza dei principali stakeholders europei dell’industria, delle istituzioni e della ricerca, e quasi 1000 partecipanti”.