Mosca dice addio a South Stream, il progetto di gasdotto di cui si parla dal 2006 e che dal 2018 avrebbe dovuto portare in Europa il gas russo aggirando l’Ucraina. La colpa? Tutta dell’Europa: se Bruxelles “non vuole realizzarlo, allora non verrà realizzato”, ha attaccato Putin nel corso di una conferenza stampa tenuta ad Ankara insieme a Recep Tayyp Erdogan, chiarendo senza mezzi termini il nesso con le sanzioni imposte dall’Unione europea a seguito della crisi ucraina: “L’atteggiamento della Commissione europea è stato controproducente”, ha detto il leader del Cremlino. La Bulgaria, pressata dall’Ue, non ha ancora autorizzato il passaggio del gasdotto sul proprio territorio, ragione per cui il Paese, ha provocato Putin “dovrebbero chiedere i danni all’Ue” per il mancato guadagno di 400 milioni di euro all’anno per il transito del gas.
Insomma l’atteggiamento di Bruxelles “non favorisce gli interessi economici dell’Ue e danneggia la nostra cooperazione”. Per questo l’Europa “non riceverà” quel gas che “sarà riorientato verso altre regioni del mondo”. Al posto di South-Stream, Putin si è detto pronto a trovare “beneficiari” alternativi, tra cui per prima proprio la Turchia che benefcierà di uno scnto del 6% e vedrà aumentare i propri approvvigionamenti di 3 miliardi di metri cubi. Non solo: Mosca sta anche pensando ad un nuovo gasdotto lungo il confine greco-turco.
Bruxelles prende atto della decisione di Mosca e risponde: “La Commissione non è mai stata contro South Stream, ma abbiamo solo detto che deve rispettare le regole Ue”. In caso di violazione, sottolinea la portavoce per l’Energia Anna-Kaisa Itkonen, non solo “sarebbe in pericolo il corretto funzionamento del mercato interno”, ma anche “la certezza dell’offerta”. Con l’abbandono del progetto South stream cade anche la possibilità per la Bulgaria di acquisire gas russo grazie a condutture che sarebbero dovute passare sotto il Mar nero. La conseguente perdita economica per Sofia potrebbe essere compensata dall’Ue? Secondo la Commissione “mancano le basi legali per un risarcimento”. Per l’esecutivo comunitario si tratta ora di “analizzare la situazione nel sudest europeo” e di “integrare la regione con il network di condutture dell’Ue”.
In ogni caso il prossimo incontro su South Stream, già in calendario per il 9 dicembre “avrà luogo a prescindere dall’annuncio della Russia di fermare il progetto”, assicura il vicepresidente della Commissione Ue per l’Unione dell’energia Maros Sefcovic, sottolineando però che “il panorama energetico sempre mutevole nell’Ue è una ragione di più per costruire un’Unione dell’energia resistente” dove “una delle priorità sarà la sicurezza energetica”.