Sono finiti i tempi in cui la Commissione svolgeva il ruolo della cattiva e severa guardiana dell’austerità mentre il Parlamento quello del buono e comprensivo organo democratico che cerca di aiutare gli Stati in difficoltà. O almeno questa è l’impressione che si è avuta stamattina assistendo al dibattito con il commissario Pierre Moscovici in commissione Affari economici dell’Europarlamento. Il socialista francese si è trovato sotto il fuoco incrociato di popolari e liberali che lo contestavano per aver dato, nei pareri sui bilanci, 3 mesi in più a Francia, Italia e Belgio per sistemare i propri conti e attuare le riforme strutturali.
“La commissione dovrebbe garantire il rispetto delle regole, mentre lei è troppo lassista”, ha attaccato per primo il popolare Markus Ferber. Bernd Lucke di Alternative per la Germania ha rilanciato puntando il dito contro “l’interpretazione troppo flessibile delle regole”, che è “sbagliata”, mentre invece serve “essere più rigorosi”. La liberale Sylvie Goulard, francese come il commissario, era la più inviperita: “Come si può dare più tempo alla Francia che ha un deficit eccessivo dal 2009?”, ha domandato, chiedendosi se lui non intendesse “trasformare la Commissione europea nelle Nazioni Unite”.
Moscovici si è mostrato calmo e riflessivo, cercando di rispondere sempre con tono pacato e conciliante. Il commissario ha giurato di non essere “per distruzione del Patto di Stabilità”, che “deve essere applicato”, ma specificando che “ci sono regole intelligenti che tengono contro della situazione dei Paesi e degli sforzi dei governi”. Durante l’audizione Moscovici ha ribadito incessantemente gli stessi due concetti. Innanzitutto che i tre mesi in più sono stati concessi perché su Italia, Francia e Belgio “non avevamo tutti gli elementi per poterci pronunciare evitando errori”, e per questo si è voluto prendere tempo “per esaminare meglio la situazione”, e la commissione lo farà, ha assicurato, “senza che ci sia clemenza”.
Ma soprattutto Moscovici ha sottolineato più volte che questa “decisione collegiale presa sotto l’autorità di Juncker”, vuole significare che “la sanzione non è un fine”, ma deve essere applicata solo quando non ci sono alternative, perché “è sempre meglio arrivare al miglior risultato con il dialogo”. “Se possiamo evitare le sanzioni avendo lo stesso risultato sarà meglio”, ha dichiarato aggiungendo però che “se sarà necessario comminare sanzioni perché il dialogo non ha portato lo sforzo necessario, ci assumeremo le nostre responsabilità”.
Il problema resta quindi definire con precisione cosa significhi “flessibilità nelle regole esistenti”. Su questo punto, ha annunciato Moscovici “presenteremo una comunicazione elaborata da me e dal vicepresidente Valdis Dombrovskis”.