Più sostegno economico e meno presenza militare. L’Italia è pronta a cambiare i termini della propria presenza in Afghanistan entro la fine del prossimo anno. “La tendenza vedrà prevalere gli aspetti economici su quelli militari che dal 2015 muteranno”, ha spiegato il ministro degli esteri Paolo Gentiloni nel corso della conferenza stampa al termine del vertice dei ministeriale Nato a Bruxelles. “Da sempre la presenza del contingente in Afghanistan è fatta anche di sostegno economico e politico alle forze afgane”, continua il ministro, citando come esempio l’addestramento delle forze di polizia nel paese. Aspetti che quindi, nelle intenzioni dell’esecutivo Renzi, dovranno prevalere sulle operazioni di tipo militare.
Si tratta di un “mutamento qualitativo” relativo all’impegno delle truppe italiane per quanto riguarda i territori “fuori da Kabul” che il governo ha promesso di discutere a breve in Parlamento. L’idea però “non è certamente quella di abbandonare la zona di Herat”, puntualizza il ministro, “dove abbiamo fatto tanto ed è stato riconosciuto anche dal presidente afghano Ashraf Ghani”, che era presente al vertice Nato per un incontro bilaterale con la delegazione italiana. Proprio a proposito del presidente Ghani, Gentiloni si è detto “colpito dalla decisione e dalla velocità di azione con cui il nuovo governo afghano è pronto ad attuare il piano di riforme a sostegno della transizione”.
Il capo della Farnesina è intervenuto anche sul tema del sostegno all’Ucraina e sul braccio di ferro diplomatico con la Russia, oggetto di discussione al vertice Nato. “L’Alleanza atlantica ha confermato il supporto al governo di Kiev”, ha spiegato Gentiloni che ha ricordato come alla riunione abbia partecipato anche il ministro degli esteri ucraino Pavel Klimkin, collegato in video conferenza. L’Italia si muove sul doppio binario della “fermezza e del dialogo politico”. “Le sanzioni contro Mosca rispecchiano questa fermezza”, ma l’Italia insieme ad altri paesi Ue spinge per trovare una soluzione politica al conflitto” e quindi, conclude il ministro italiano, “non chiudiamo tutti i canali di dialogo con la Russia”.