“Il piano Juncker è corretto nel metodo. Va nella giusta direzione perché riconosce la necessità degli investimenti, senza i quali non c’è futuro”. Lo ha dichiarato Matteo Renzi davanti alla Cosac (Conferenza delle commissioni Affari europei dei Parlamenti degli stati membri dell’UE). Il premier ha però precisato che il piano di investimenti presentato mercoledì scorso dalla Commissione è “un po’ timido”, quindi “va incoraggiato e rafforzato, perché mi sembra ci sia ancora incertezza”.
Il presidente del Consiglio ha affidato a una battuta la sua insoddisfazione per l’entità del “piano da 300 miliardi di euro, qualcosina in meno a dire la verità”. Ma ha comunque sottolineato che si è dato seguito a quanto stabilito nel Consiglio europeo di Ypres, dove “per la prima volta – ha dichiarato – la crescita e la flessibilità hanno fatto capolino tra i documenti ufficiali”. Per Renzi è il segno di quel “cambiamento di verso della politica economica dell’Ue”, senza il quale l’Europa è condannata a “diventare la Cenerentola” in un’economia globalizzata.
La Commissione europea non sembra farsi scoraggiare dalle obiezioni. “Le dichiarazioni da parte dei leader politici reiterano la necessità per l’Europa di procedere su quello che Juncker ha definito come il terzo polmone dopo riforme strutturali e responsabilità fiscale”, e cioè quello degli “investimenti di cui l’Europa ha urgentemente bisogno” ,ha commentato interrogato sulle dichiarazioni di Renzi il portavoce dell’esecutivo comunitario, Margaritis Schinas. Schinas ha poi espresso l’auspicio, a nome del presidente Junker e dell’intera Commissione, che “il Consiglio europeo del 18 dicembre dia un forte segnale di conferma per l’insieme di questo piano”.
La rinnovata attenzione verso la crescita, per Renzi, è il risultato più importante del semestre di presidenza italiana dell’Ue. Semestre che è caduto in una “fase di transizione istituzionale”, ha ricordato il premier, e per questo c’è stato un “rallentamento sui singoli dossier”. A tal proposito, il capo dell’esecutivo ha confessato che avrebbe voluto “accelerare sul Ttip”. Perché in economia, “mentre noi stiamo fermi gli altri non aspettano i nostri tempi”, ha aggiunto.
Renzi non si è lasciato scappare l’occasione per sottolineare il buon risultato elettorale raggiunto dal Pd alle elezioni europee. Lo ha fatto in un passaggio dedicato al crescente antieuropeismo: “Da segretario del partito che ha preso più voti in tutta Europa, dico che esiste un problema di insofferenza” nei confronti delle istituzioni comunitarie. Tuttavia ha sottolineato che quelle “elezioni non le ha vinte chi ha urlato contro l’Europa, ma chi vuole cambiarla”, a partire dalle “scelte economiche degli ultimi anni, che forse andavano bene per rassicurare i mercati, ma non per garantire il futuro” all’economia del Continente.
Sulla politica estera, il premier è tornato a chiedere che “il Mediterraneo sia un tema politico” prioritario per l’Unione, altrimenti “non riusciremo a vincere nessuna battaglia contro l’immigrazione incontrollata”. Non solo, avere una visione e un’azione politica nel Mare nostrum, secondo Renzi, permetterà di cogliere le “occasioni economiche importanti” che possono derivare dai rapporti con l’Africa, e “in particolare con i Paesi nordafricani”.