Stabilire un’ Europa forte “per difendere i valori Ue contro le minacce interne ed esterne”, supportare chi, nelle vicinanze, “condivide questi valori”, completare l’unione economica monetaria “perché l’euro è un’avventura e non disavventura”, e un’attenzione particolare alle relazioni con gli Usa, la “spina dorsale della comunità di democrazie”. Il neo presidente del Consiglio europeo, il polacco Donald Tusk, ha presentato le quattro priorità del suo mandato (ma su twitter ne aveva annunciate cinque, poi la seconda è scomparsa…) in occasione della cerimonia per il passaggio di consegne tra il presidente uscente Herman van Rompuy e l’ex premier polacco.
Van Rompuy nel dare il benvenuto al suo successore ha assicurato che il Consiglio europeo “sarà in buone mani”, convinto che Tusk “si prederà cura della nostra grande unione come un padre”. Secondo il presidente uscente è importante, a livello simbolico, che a guidare il Consiglio europeo sia un politico proveniente dalla Polonia, “una nazione che poco più di 25 anni fa era separata dall’Unione dalla cortina di ferro”.
Donald Tusk, a sua volta, afferma di avere le idee chiare su sulle “maggiori sfide” che attendo l’Unione nei prossimi anni. “Abbiamo bisogno di un’Europa forte perché possa difendere “i nostri valori fondamentali”, ha affermato Tusk, “non solo contro le minacce interne delle forze euro-scettiche che li mettono in discussione”, ma anche contro “i nostri nemici e le minacce quelle esterne” perché, ha aggiunto il polacco, “in Europa la storia si ripete”. E riferendosi, pur non citandola testualmente, alla situazione Ucraina, ha parlato di come sia importante sostenere chi nelle vicinanze “condividei nostri stessi valori”.
Non poteva mancare un riferimento alla crisi economica nel Vecchio continente, che secondo Tusk va affrontata “completando una genuina unione economica e monetaria”, perché “la moneta dell’euro è un’avventura e non una disavventura”. Infine, per il politico polacco quelli che verranno saranno “anni cruciali per le relazioni Ue-Usa”, che costituiscono la “spina dorsale della comunità di democrazie”.