“La governance della politica economica europea sollecita una maggiore integrazione”. Lo sostiene il ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan, intervenendo davanti alla Conferenza delle commissioni Affari comunitari dei Parlamenti dei Paesi dell’Ue, riunita oggi e domani nell’Aula del Senato. Secondo il titolare di Via XX Settembre, dopo “il mercato interno e l’unione monetaria”, bisogna proseguire con la creazione di “un mercato unico dei capitali e, più in là”, bisognerà individuare “forme concrete e realizzabili di unione fiscale”, che “implica cessioni ulteriori di sovranità”, e per questo sarà “necessario più tempo”, ma per Padoan si tratta di un passaggio “indispensabile”.
Il ministro ha parlato di “segnali di ripresa troppo deboli” nell’Ue e ha ricordato le tre linee per uscire dalla crisi economica individuate dal Consiglio Ecofin a presidenza italiana. La prima riguarda le “riforme strutturali per una maggiore competitività”. Pur essendo una “prerogativa degli Stati membri”, le riforme possono avere importanti ricadute positive comuni, secondo Padoan, perché “possono attivare un effetto ‘spill over’, accelerando il cambiamento anche negli altri paesi”. Poi c’è il mercato interno, sul quale “c’è ancora molto da fare”, indica il ministro, perché “ancora in molti settori manca un mercato unico, come per l’energia e le comunicazioni”. Infine gli investimenti.
Su quest’ultimo elemento il richiamo è al piano Juncker. Il ministro non entra nel merito della proposta presentata dalla Commissione mercoledì scorso. Evita di pronunciarsi “sulle previsioni di effetto leva dei 21 miliardi” di euro messi a disposizione dal piano, perché “non credo sia questo il punto”. Padoan sottolinea invece la necessità di “trovare un raccordo tra gli investimenti e le riforme strutturali”, perché solo se si sceglie di puntare “nei settori giusti”, ne è convinto il ministro, si possono “sfruttare le potenzialità delle riforme”.