La Commissione europea pensa che il piano di bilancio italiano sia “è a rischio di non conformità ai requisiti del Patto di Stabilità e Crescita”. E per questo “invita” il governo “ad adottare le misure necessarie” per garantire che il bilancio 2015 “sarà compatibile” con il Patto. Insomma per il momento nessuna sanzione perché, come spiega lo stesso Jean-Claude Juncker ad una intervista a La Repubblica, Paesi come la Francia e l’Italia “nei prossimi mesi porteranno a termine riforme importanti”, e l’esecutivo per ora ha deciso di fidarsi del “calendario chiaro e preciso” che è stato inviato a Bruxelles. Questa scelta per Juncker è la prova che “la Commissione è un organo politico, non burocratico, che prende decisioni politiche”. A Marzo però i conti dovranno essere in ordine, come chiede anche il commissario agli Affari Economici, Pierre Moscovici, che spiega che allora “avremo un quadro più chiaro sul se i Paesi avranno fatto le riforme promesse”, e la Commissione potrà decidere “se saranno necessari passi ulteriori”, sulla base “di documenti dettagliati sul programma di riforme strutturali che è stato annunciato”.
Bruxelles riconosce che il nostro Paese “ha compiuto progressi per quanto riguarda la parte strutturale delle raccomandazioni fiscali”, ma ritiene ne servano di “ulteriori”. In questo contesto, secondo l’esecutivo comunitario, “le politiche per favorire le prospettive di crescita, mantenendo la spesa primaria corrente sotto stretto controllo, aumentando l’efficienza complessiva della spesa pubblica, nonché le privatizzazioni previste”, dovrebbero contribuire “a riportare nei prossimi anni il rapporto debito-Pil su un percorso di discesa coerente con la norma sul debito”.
La Commissione annuncia che esaminerà all’inizio di marzo prossimo la sua posizione nei confronti degli obblighi italiani “alla luce del perfezionamento della legge di bilancio”, e della “specifica prevista del programma di riforme strutturali annunciato dalle autorità nella lettera del 21 novembre firmato dal ministro Padoan”.