I deputati europei hanno le idee chiare sulla concorrenza nel mercato digitale: “Tutto il traffico Internet dovrebbe essere trattato allo stesso modo, senza discriminazioni, restrizioni o interferenze”. Con una risoluzione non vincolante il Parlamento di Strasburgo chiede alla Commissione e ai Paesi membri di separare l’attività dei gestori dei motori di ricerca da altri servizi commerciali, per evitare abusi di posizione dominante in contrasto con le norme sulla concorrenza. Sebbene non menzionato nel testo, il riferimento della risoluzione va chiaramente al colosso statunitense Google, che deterrebbe il 90% per cento delle quote di mercato del settore ed è sospettato di distorcere a suo vantaggio i risultati delle ricerche web.
Una risoluzione commentata positivamente dal commissario per l’economia e le società digitali Günther Oettinger secondo cui quello del Parlamento “è un parere importante, un’applicazione coerente del diritto europeo in materia di concorrenza” perché “quel che conta è tutelare gli interessi delle imprese europee e dei vari stakeholder”.
Approvata con il voto favorevole di 384 parlamentari (174 i contrari), la mozione evidenzia la necessita di “impedire qualsiasi abuso nella commercializzazione di servizi interconnessi da parte dei gestori dei motori di ricerca”. Dato il ruolo di Google, e dei motori di ricerca in generale, nel “commercializzare lo sfruttamento secondario delle informazioni ottenute” e la necessità di far rispettare le regole di concorrenza dell’UE, i deputati invitano la Commissione “a prendere in considerazione proposte volte a separare i motori di ricerca da altri servizi commerciali” nel lungo temine.
L’Azienda con sede in California, sta affrontano da quattro anni un’inchiesta di Bruxelles sulla sua posizione dominate. Google è accusata di escludere i competitori e abusare della sua posizione preminente per distorcere i risultati delle ricerche sui motori, assicurando in tal modo che i link ai suoi prodotti siano sempre in alto ben in vista. A questo proposito i due parlamentari promotori della risoluzione, il deputato tedesco Andreas Schwab (Ppe) e la spagnola dei liberali Alde Ramon Tremosa, avvertono che “nel caso i procedimenti contro Google non portino ad alcuna decisione soddisfacente e l’attuale comportamento anti-competitivo continui ad esistere, sarà necessaria regolamentare il principale motore di ricerca.”
Dagli stati Uniti, per bocca dalla rappresentanza a stelle e strisce a Bruxelles, sono giunte critiche al Parlamento europeo, reo di “politicizzare la questione della regolamentazione”. Un gruppo di deputati americani aveva inviato nei giorni scorsi in previsione del voto odierno, una lettera di protesta direttamente al presidente dell’Aula di Strasburgo Martin Schulz. “Una simile proposta costruisce muri piuttosto che ponti”, hanno tuonato da Washington, “e non prende in considerazione gli effetti negativi che tali politiche possono avere in generale sulle relazioni commerciali Ue-Usa”.
La pressione del Parlamento nei confronti dei gli Stati membri e dell’esecutivo comunitario per evitare che le aziende online abusino della posizione dominante, si inserisce nel quadro del completamento del mercato unico digitale dell’UE, che fa della maggiore concorrenza uno dei presupposti essenziali. Nel testo si evidenzia che il mercato unico digitale potrebbe generare ulteriori 260 miliardi di euro all’anno per l’economia dell’Ue e dare un impulso alla sua competitività. Tuttavia avverte che, per sbloccare questo potenziale, devono essere affrontate sfide importanti, come la frammentazione del mercato, l’assenza di interoperabilità e le disparità regionali e demografiche per l’accesso alla tecnologia.