Il piano Juncker per gli investimenti non piace ai socialisti, che mostrano insofferenze e più di qualche mal di pancia, tanto da non marciare più compatti. Se ufficialmente il presidente della Commissione europea gode del sostegno parlamentare del gruppo S&D, lontano dai riflettori e dietro le dichiarazioni di rito si nascondono – neppure troppo, per la verità – le insoddisfazioni per un piano che non convince. A rompere le fila la delegazione francese in Parlamento europeo, in una nota in cui si certifica la scollatura all’interno del principale alleato di Juncker a partire dal titolo: “Signor Juncker, tutto questo non è sufficiente”. I deputati europei del Partito socialista di François Hollande non nascondono che “il coefficiente moltiplicatore ci lascia degli interrogativi”. Ma non è solo l’effetto leva a lasciare perplessi i socialisti francesi. “E’ chiaro che il piano è sotto dimensionato dal punto di vista delle risorse per poter apportare quello di cui l’Europa ha tanto bisogno”. Insomma, “sappiamo che questo primo piano Juncker non sarà sufficiente, e dovrà essere completato e migliorato”.
Se i socialisti francesi affidano le loro critiche a una nota, quelli italiani le affidano al Patrizia Toia, capo delegazione del Pd in Parlamento europeo, che certifica una divisione nella divisione: non c’è solo la divergenza di vedute tra delegazioni dei vari paesi, ma ci sono fratture interne alle singole rappresentanze nazionali. Se il presidente del gruppo S&D, il Pd Gianni Pittella, sostiene Juncker, Toia il lussemburghese lo bacchetta duramente. “Nel piano – lamenta – c’è un grande limite di cui dobbiamo essere consapevoli: il nucleo di risorse che metterà l’Europa è troppo piccolo per far partire il tutto”. Si tratta, rimarca Toia, di risorse “a nostri giudizio troppo poche per costituire un pacchetto di garanzie sufficienti per far scattare una leva significativa”, e dunque questa parte del piano “va corretta e aggiustata se vogliamo davvero dare una scossa e far partire ciclo espansivo investimenti”. Il fronte socialista non marcia più compatto. Non un buon segnale per Juncker, né per l’Europa.