Non soltanto il risultato ci sarà, ma potrebbe essere addirittura migliore delle aspettative. Jean-Claude Juncker presenta il suo piano di investimenti da oltre 300 miliardi e assicura che quell’effetto moltiplicatore che promette di trasformare ogni euro in quindici, meccanismo chiave del progetto su cui molti rimangono scettici, non è affatto fantascienza: “Ogni euro investito ne genererà 15”, insiste il presidente della Commissione e anzi, quella fatta dall’esecutivo comunitario potrebbe essere una stima prudenziale. “Un moltiplicatore 15 è una stima cauta”, sostiene il presidente della Banca europea per gli investimenti, Werner Hoyer, specificando che certo, “su alcuni grandi progetti a rischio elevato e in zone remote l’effetto potrebbe essere più basso, ma per progetti più piccoli potrebbe essere molto più elevato”. Non si tratterebbe di una “magia” isolata, ricorda Hoyer, visto che l’aumento di capitale della Bei del 2013 aveva un effetto leva di 1 a 20 “superando l’obiettivo di leva 18 che ci eravamo fissati”.
Insomma la delusione sulla scarsità di fondi freschi, delusione che, sottolinea Juncker, “non è così diffusa come qualcuno dice”, è dovuta al fatto che occorre “spiegare il piano nei dettagli tecnici”, visto che si tratta di un “cambiamento di paradigmi sulla finanza degli investimenti”. Per il presidente della Commissione il messaggio che deve passare è quello di un’Europa che “sta girando pagina dopo anni di sforzi per promuovere la credibilità fiscale e le riforme”. Il piano, continua, “si può riassumere in un messaggio unico: l’Europa ora può offrire speranza al mondo su crescita e lavoro” visto che si tradurrà in misure concrete, intervenendo su scuola, trasporti, sanità, efficienza energetica. “Penso a un bambino di Salonicco che deve entrare in una scuola moderna, con i computer – immagina Juncker in Aula –, penso ai servizi ospedalieri, penso al pendolare francese che potrà andare al lavoro in tram, risparmiando la benzina, migliorando la qualità dell’ambiente”. Per tutto questo non occorrerà aspettare molto: il piano, spiega Juncker, dovrà essere “operativo entro giugno 2015” e “se il piano funzionerà potremo rinnovarlo anche per 2018, 2019 e 2020”
Il piano “non è la bacchetta magica che cambierà tutto ma se riusciamo ad attuare adeguatamente il piano potremo fare un cambiamento permanente in verso positivo”, assicura anche il vicepresidente per crescita e dialogo sociale, Jyrki Katainen. L’obiettivo centrale, spiega il commissario, è “togliere incertezza dagli investimenti, arrivare ai progetti e fare sì che raggiungano l’economia reale”. Insomma l’Efsi si concentrerà sugli investimenti ad alto rischio e proprio per questo è stata creata: “È importante che la Bei mantenga la tripla A, per questo vogliamo creare un nuovo veicolo che si accolli i rischi maggiori, perché non può essere la Bei ad assumerli”, specifica Katainen.