Il rischio di essere esposti alla povertà e all’esclusione sociale per i cittadini non europei è il doppio rispetto a quello degli abitanti del vecchio continente. L’indagine condotta da Eurostat, ufficio statistico dell’Unione Europea, ha rilevato che quasi la metà (48.7%) dei cittadini extracomunitari, a partire dai 18 anni di età, rischia di vivere in condizioni di indigenza. Per i cittadini europei a livello nazionale si parla del 22.8% mentre a livello di Stati membri si parla del 28.1%. Inoltre, in tutti gli stati membri il rischio di povertà ed esclusione sociale per gli extracomunitari rimane sempre più alto rispetto ai cittadini Ue. I picchi più elevati vengono registrati in Grecia (72.1%), Belgio (68.4%) e Spagna (59.5%) mentre quelli più bassi in Repubblica Ceca (30.8%), Malta (31.4), Regno Unito (34.9%).
In questa classifica l’Italia si colloca a metà strada, con un rischio povertà ed esclusione sociale delle persone non europee del 46.7%, al di sotto della media Ue, che arriva al 48.7%. Inoltre, nella penisola le persone locali sono meno esposte a vivere in condizioni di precarietà rispetto agli stranieri, sia europei che non. Mentre per gli italiani il rischio è del 26.4%, per gli stranieri di un altro stato membro Ue si parla del 36.8%. In linea con le tendenze registrate da Eurostat, anche in Italia gli stranieri extracomunitari sono i più esposti all’indigenza, registrando un rischio del 43.6%. Percentuale molto alta se paragonata a quella slovacca (15.9%), islandese (19.0%) e olandese (23.0%).