Papa Francesco non è il primo leader religioso ad avere tenuto un discorso solenne al Parlamento europeo. La lista è lunga, si va dal Dalai Lama e da Papa Giovanni Paolo II nel 1988 fino ad arrivare al 2008, Anno del dialogo interculturale, il più ricco in termine di incontri istituzionali tra eurodeputati e leader religiosi.
Ad inaugurare questo dialogo tra l’Assemblea comunitaria e le diverse religioni fu dunque nel giugno 1988 il Dalai Lama, il tibetano Tenzin Gyatso, che “pregò” in favore della causa del suo popolo in Tibet “oppresso” dalla Repubblica Popolare cinese sin dal 1949. Tuttavia, la visita fu solo ufficiosa e non tutto filò liscio. La Cina protestò con veemenza contro la visita, cosicché si optò per un incontro privato tra il Dalai Lama e i deputati. L’allora presidente del Parlamento europeo, Lord Plumb, dichiarò come il leader tibetano “non sarebbe stato ricevuto ufficialmente né riconosciuto durante la plenaria”, tuttavia ammettendo di “non potere annullare una visita privata” . Solo nel 2001, tredici anni dopo, il Parlamento europeo accolse in una seduta ufficiale il Dalai lama, che sfrutto l’occasione per rivendicare “l’indipendenza e la libertà del popolo tibetano e la difesa della sua identità culturale”.
Il primo Papa a visitare l’assemblea, è stato Giovanni Paolo II, già impegnato, anche nel corso precedenti visite istituzionali a Bruxelles, nel promuovere la pace auspicando la caduta del comunismo in Polonia, sua terra natia. Nel corso della seduta si rivolse ai deputati difendendo il ruolo della cristianità nella vita pubblica, affermando di aver sempre incoraggiato la costruzione dell’Unione Europea, quel Vecchio continente che definì “faro di civiltà”.
Nel 1994 fu la volta dell’Arcivescovo ortodosso Bartolomeo I, patriarca di Costantinopoli, che in Aula trattò tematiche destinate anni dopo ad entrare nel dibattito pubblico in maniera significativa, come la protezione e la preservazione dell’ambiente. Parlò anche dei conflitti che stavano affliggendo l’ex Jugoslavia, un’ “esempio di urgente bisogno di principi di umanità e spirito di dialogo”.
L’anno più ricco di visite da parte leader religiosi fu il 2008, che venne proclamato l’ “Anno europeo del dialogo fra culture”, prevedendo una serie di visite presso l’Aula di Strasburgo di personalità spirituali e culturali di fede diversa. Così a gennaio fece il suo arrivo il Gran Mufti di Siria, Ahmad Badr El Din El Hassoun, il più alto ufficiale della legge religiosa islamica che fornisce pareri legali ai giudici sulla sua interpretazione, il cui discorso viene ricordato per le parole in cui affermò “che non esiste una guerra santa perché una guerra non può mai essere santa, solo la pace è santa”.
A settembre tornò il patriarca Bartolomeo I, mentre a novembre fu la volta di altri due leader spirituali. Il primo, Jonathan Sacks, capo rabbino della congregazione ebraiche del Commonwealth, citò testi biblici i cui contenuti richiamano al ruolo sociale e politico dell’Europa. Sacks esortò la Comunità a diventare “un’alleanza della speranza, cosa diversa da un semplice contratto fra i Paesi”. A dicembre dello stesso anno il Dalai Lama, finalmente in un incontro non privato nell’Aula di Bruxelles ribadì, ancora una volta, proprio in tema di dialogo interculturale, la difficoltà del suo popolo a vivere secondo la proprio cultura e fede.