Un’Europa “che ruota non intorno all’economia ma alla sacralità della vita umana”, in cui a prevalere nel dibattito politico non sono più “le questioni tecniche ed economiche” ma “l’essere umano”, una comunità che che non fa più “confusione tra i fini e i mezzi”. È questa l’Unione europea che Papa Francesco vorrebbe vedere e che chiede ai deputati europei di impegnarsi a costruire. Nel corso di un intervento storico davanti alla plenaria del Parlamento europeo, il secondo di un pontefice in tutta la storia dell’Ue, il Papa, applauditissimo da tutta l’Aula, chiede con forza di lasciare da parte i “tecnicismi burocratici delle istituzioni” e di lottare per la “dignità” dell’uomo.
Quella del Santo Padre al Parlamento europeo è una visita lampo, prima tappa del viaggio breve ma intenso che lo porta anche al Consiglio d’Europa. “Spero oggi non sia troppo faticoso: poco tempo, tante cose”, scherza il pontefice con i giornalisti che viaggiano con lui sul volo per Strasburgo. Arrivato alla sede del Parlamento c’è giusto il tempo per la cerimonia dell’alzabandiera che issa lo stemma del Vaticano, poi l’entrata dall’ingresso protocollare, la firma dell’albo d’onore degli ospiti illustri, con la compagnia del Presidente Martin Schulz che gli dona un libro sulle memorie di Jean Monnet in spagnolo. Poi direttamente in Aula per il discorso ai deputati.
“Una delle malattie che vedo oggi più diffuse in Europa – sottolinea il Pontefice – è la solitudine”, una solitudine “acuita dalla crisi economica, i cui effetti perdurano ancora con conseguenze drammatiche dal punto di vista sociale”. Negli ultimi anni, nota ancora Papa Francesco, “è andata crescendo la sfiducia da parte dei cittadini nei confronti di istituzioni ritenute distanti, impegnate a stabilire regole percepite come lontane dalla sensibilità dei singoli popoli, se non addirittura dannose”. L’impressione è insomma quella di “stanchezza e d’invecchiamento, di un’Europa nonna e non più fertile e vivace. Per cui i grandi ideali che l’hanno ispirata sembrano avere perso forza attrattiva in favore dei tecnicismi burocratici delle sue istituzioni”.
In questa Unione europea, denuncia il Pontefice “l’essere umano rischia di essere ridotto a semplice ingranaggio che lo tratta alla stregua di un bene di consumo da utilizzare, così che quando la vita non è funzionale a tale meccanismo viene scartata senza troppe remore, come nel caso dei malati terminali, degli anziani abbandonati senza dura o dei bambini uccisi prima ancora di nascere”. Deformazione che nasce “quando prevale l’assolutizzazione della tecnica che finisce per realizzare una confusione tra fini e mezzi”.
Per ridare speranza all’Europa, Papa Francesco chiede di puntare sull’educazione, che deve venire dalla famiglia “cellula fondamentale ed elemento prezioso di ogni società”, ma anche dalle “istituzioni educative: scuole e università”. I giovani, sottolinea il pontefice, “chiedono di potere avere una formazione adeguata e completa per guardare al futuro con speranza piuttosto che con disillusione”. Ma da esplorare, continua, ci sono “altre potenzialità creative in vari campi della ricerca scientifica, non ancora del tutto esplorati”, come “le fonti alternative di energia, il cui sviluppo – è convinto Papa Francesco – gioverebbe molto alla difesa dell’ambiente”.
Ma più di tutto occorre impegnarsi sul lavoro: “È tempo – chiede chiaramente il Papa – di favorire le politiche di occupazione ma soprattutto è necessario ridare dignità al lavoro, garantendo adeguate condizioni per il suo svolgimento”. Per farlo, spiega il Santo Padre, occorre “coniugare la flessibilità de mercato con la necessità di stabilità e certezza delle prospettive lavorative” e favorendo “un adeguato contesto sociale che non punti allo sfruttamento delle persone”.
Ma la necessità di preservare la dignità della vita umana passa anche dalla risoluzione della “questione migratoria”: “Non si può tollerare – ammonisce Papa Francesco – che il Mar Mediterraneo diventi un cimitero!”. Per questo i Paesi membri devono lavorare insieme: “L’assenza di un sostengo reciproco all’interno dell’Unione europea – ricorda – rischia di incentivare soluzioni particolaristiche al problema, che non tengono conto della dignità umana degli immigrati, favorendo il lavoro schiavo e continue tensioni sociali”. L’Europa, chiede il Pontefice, deve “mettere in atto legislazioni adeguate che sappiano allo stesso tempo tutelare i diritti dei cittadini europei e garantire l’accoglienza dei migranti”.
Agendo su tutti questi fronti, è convinto il Santo Padre, si può costruire “un’Europa che ruota non intorno all’economia ma intorno alla sacralità della vita umana, dei valori inalienabili, l’Europa che abbraccia con coraggio il suo passato e guarda con fiducia il suo futuro”, si può “abbandonare l’idea di un’Europa impaurita e piegata su se stessa per suscitare e promuovere l’Europa protagonista, portatrice di scienza, arte, musica, valori umani e anche di fede”.