L’Unione europea è solidale solo a parole e per nulla nei fatti. Lo denuncia il rapporto sull’impegno per lo sviluppo dei ventotto paesi Ue pubblicato da Concord Europe, la piattaforma delle Ong europee per lo sviluppo. Il titolo dello studio – “Aiuto oltre il 2015: il ruolo dell’Europa nel finanziamento e nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile” – racchiude in sé una domanda: a che punto siamo? La risposta è: siamo indietro. Gli Stati membri dell’Ue si erano impegnati a dedicare lo 0,7% del proprio Reddito nazionale lordo (Rnl) per il sostegno allo sviluppo entro il 2015.
Ebbene, a oggi solo quattro Paesi su ventotto hanno tenuto fede all’impegno. Svezia (1,02%, per contributi pari al corrispettivo di 4,3 miliardi di Euro), Lussemburgo (1%, pari a 324,4 milioni di Euro), Danimarca (0,85%, per contributi pari al corrispettivo di 2,2 miliardi di Euro) e Regno Unito (0,72%, per il corrispettivo di 13,4 miliardi di Euro) sono gli Stati che hanno centrato l’obiettivo in anticipo rispetto a tutti gli altri, che sono invece in netto ritardo. Per la fine del 2015 forse potranno raggiungere lo 0,7% di Rnl di aiuti Paesi Bassi (attualmente a 0,64%) e Finlandia (0,56%). Difficile credere che gli altri possano soddisfare le attese, dato che il loro impegno si ferma al di sotto dello 0,5%.
Quattordicesima in questa classifica l’Italia, che ha destinato allo sviluppo sostenibile appena lo 0,16% del proprio Rnl, malissimo Romania (0,07%), Cipro e Lettonia (0,08%) e Slovacchia (0,09). Da notare come tre dei quattro paesi che hanno raggiunto l’obiettivo non siano membri dell’Eurozona, a testimonianza delle difficoltà della sofferenza delle economie di Eurolandia. Ma se per alcuni può valere l’attenuante della crisi e dei conti in disordine, per altri decisamente no: è il caso della Germania, che si è impegnata per lo 0,38% del proprio reddito nazionale lordo. Insomma, “il livello di aiuti dell’Ue è lontano dall’obiettivo dello 0,7%”, denuncia lo studio di Concord. E questo “nonostante la richiesta di aiuti umanitari e per lo sviluppo, come dimostrato dal recente epidemia di Ebola in Africa occidentale”.
Ma la situazione difficilmente cambierà: ci sono esigenze di tagli che prevalgono sulla solidarietà. “Molti paesi dell’Unione europea stanno riducendo i fondi per lo sviluppo”, tanto che Concord si attende per il 2016 una diminuzione complessiva del 5% degli aiuti ai paesi più poveri, “in particolare in Africa”. Spesso i governo riconsiderano le loro priorità e sempre più Paesi attingono ai fondi per lo sviluppo per coprire i costi legati alla gestione dei flussi migratori.