La sostenibilità del debito italiano “dipende dalla crescita e dalla capacità della Bce di riportare l’inflazione vicino 2%, come ha ricordato questa mattina il vicepresidente della Bce Vítor Constâncio“. Secondo Franco Bassanini, intervenuto oggi ad “How Can We Govern Europe?”, dobbiamo ricordare che il debito “è al 132% del Pil mentre a metà anni novanta poco al di sotto 125%”. A causa di questa situazione, ha affermato il presidente della Cassa Depositi e Prestiti, “nel ventennio tra la prima metà degli anni ’90 e oggi l’Italia ha realizzato avanzi primari di bilancio in media del 2,7 del Pil all’anno”, mentre “in Germania erano dello 07 e in Francia c’era il disavanzo”. Questo significa che “l’Italia è stata costretta ad essere più virtuosa in termini di politiche di bilancio mentre Germania e Francia hanno potuto usare debito pubblico come sorta di buffer per ridurre il peso di risanamento e crisi”.
E la conseguenza è stata che da noi “la crescita è stata dello 0,8%, meno della media dell’eurozona”, e “dovuta a misure straordinarie”. Gli avanzi primari del nostro bilancio “sono stati favoriti maggiormente da un contenimento della spesa che da un aumento delle entrate”, almeno “negli ultimi 5 anni”. L’Italia sta cercando di sistemare i suoi conti e da un certo punto di vista è stata virtuosa da un’altra meno. “La sua parte l’ha fatta – dice Bassanini – sostanzialmente dal lato delle politiche fiscali con 20 anni di avanzo primario e la continuazione di bilanci in avanzo primario nei prossimi anni”, ha poi “cominciato a farla e deve continuare” nel settore “delle riforme strutturali che vanno implementate”. L’unica che è “sta fatta e implementata è quella del sistema previdenziale”, che “ha reso il nostro uno dei sistemi più sostenibili d’Europa”. Ma non senza costi: il nostro paese, ricorda Bassanini, nel farla “ha affrontato problemi di disagio sociale e politico non indifferente”, che però sono stati “affrontati con responsabilità da parte di tutti”. Gli effetti delle riforme non si vedranno subito perché, continua, “non si può dimenticare che hanno effetto nel medio e lungo termine e possono costare sacrifici nel medio termine”, nonché “avere bisogno di risorse per finanziarle nel breve termine”.
La strada comunque è obbligata: “Bisogna continuare su sentiero riforme strutturali”, anzi “se possibile accelerare”, e al contempo “mantenere una politica bilancio rigorosa”, ma facendo attenzione a “essere più selettivi nella spending review e evitare tagli su voci che alimentano la domanda interna”, che “sarebbero controproducenti”.
L’Europa poi può essere di aiuto, e a Bruxelles “bisogna assolutamente chiedere la flessibilità necessaria e porre con forza come è stato fatto dall’Italia il problema degli investimenti”. Mercoledì il Presidente Juncker presenterà il suo piano da 300 miliardi, ma, avverte Bassanini, “non è ben chiaro di quali risorse disporrà”, quello che è chiaro è che “quasi di sicuro non saranno risorse aggiuntive”, visto che “ogni tentativo” di chiedere nuovi fondi pubblici “è stato respinto”. Il piano quindi “sarà una rimodulazione e ridefinizione delle risorse esistenti che si spera generino il maggior effetto moltiplicatore possibile”.