Il tanto atteso pacchetto per gli investimenti da 300 miliardi finalmente sarà presentanto. Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, mercoledì mattina a Strasburgo porterà la bozza di piano nell’Aula del Parlamento Ue, togliendo l’aura di mistero che ad oggi ancora circonda la strategia che dovrebbe consentire all’Europa di ripartire. Voci non smentite vorrebbero che già lunedì mattina il commissario per gli Affari economici, Pierre Moscovici, possa fornire alcune anticipazioni, ma appare poco credibile. L’intero collegio dei commissari sarà a Strasburgo, e questo con ogni probabilità permetterà a Juncker di tenere il massimo riserbo fino all’ultimo. Del resto della tradizionale riunione del collegio di martedì che si tiene nella sede francese del Parlamento quando c’è sessione plenaria, si renderà conto solo il giorno successivo. Mercoledì, dunque, quando Juncker si presenterà di fronte ai parlamentari europei. Tutto sembra suggerirte che il pacchetto sarà messo a punto all’ultimo, e che per questo non si offriranno anticipazioni.
Per ora quello che sembra, a sentire il dibattito degli ultimi giorni, è che gli alleati liberali e socialisti nutrano qualche dubbio sulle capacità di Juncker di tener fede agli impegni presi. L’Alde ha proposto un piano da 700 miliardi, il gruppo S&D un programma da 800. Al di là delle cifre pesano le dichiarazioni di Guy Verhofstadt e Gianni Pittella. Il presidente dei liberali in Parlamento non ha nascosto perplessità legate al fatto che “ancora non si sa se le risorse saranno fresche, così come ancora non è chiaro se il piano di Juncker saprà attrarre il capitale privato”. Il presidente dell’S&D ha parlato di contributo socialista “per evitare un fiasco”. Non proprio un attestato di stima. Se in Parlamento non mancano dubbi, in Consiglio non mancano chiusure. Matteo Renzi, capo del governo del paese con la presidenza di turno, ha ribadito che la “la priorità è di scorporare nei 300 miliardi gli investimenti da deficit”. E’ la solita questione della flessibilità. Persino le parti sociali sono restie a dare credito a Juncker. “Si tratta di un nuovo inizio o di una falsa partenza’”, chiede e si chiede l’Etuc, la Confederazione dei sindacati europei. A Juncker l’onere di rispondere.
A oggi non si sa ancora molto. Sembrerrebbe che Bruxelles stia valutando l’idea di chiedere alla Banca europea degli investimenti (Bei) di aumentare la propria linea di credito, e di creare a fianco della Bei un’istituzione collegata capace di prendere nuovi rischi, in modo da evitare che l’istituto europeo perda il rating Tripla A sui mercati fmanziari. Il progetto, ancora oggetto di negoziati, prevede chegli investimenti vengano fmanziati con un doppio effetto leva. La nuova entità, una specie di “Bei2” verrebbe dotata di denaro della stessa Bei e del bilancio comunitario per un totale di circa 10-40 miliardi di euro da erogare sotto forma di prestiti a entità pubbliche o private e attrarre capitale. L’ipotesi prevede che i paesi possano – non debbano – contribuire, con proprie dotazioni di capitale. Sembra esserci una parte del piano che si concentra sulle risorse già esistenti (non soldi freschi, dunque), con la creazione di un meccanismo che consenta un uso più efficiente dei fondi strutturali europei.