Realizzare il mercato unico dell’energia e diversificare fonti e canali di approvvigionamento per garantire la sicurezza energetica è un obiettivo primario per l’Unione europea, e la costruzione di ‘un ponte energetico euro-mediterraneo’ – titolo della conferenza che si è svolta a Roma, il 18 e 19 novembre scorsi, con la partecipazione dei ministri europei e mediterranei competenti in materia – risponde a questa esigenza, ancora più stringente alla luce delle tensioni nei rapporti con la Russia.
Il tema è stato affrontato anche nell’incontro bilaterale, avvenuto a margine della conferenza, tra il ministro per lo Sviluppo economico Federica Guidi e il vice presidente della Commissione europea Maros Sefcovic, responsabile dell’Unione energetica. I due hanno discusso dello stato di avanzamento della Tap, la pipeline trans adriatica che connetterà Italia e Grecia attraverso l’Albania, permettendo l’afflusso di gas naturale proveniente dalla zona del Caucaso, del Mar Caspio e potenzialmente del Medio Oriente, definita da Sefcovic “strategica per l’Europa e per Italia”. Il nostro paese diventerebbe così un hub per l’ingresso nell’Unione di gas non russo.
Passerebbe quindi in secondo piano il progetto del gasdotto Southstream. Il perché lo ha spiegato in conferenza stampa Guidi. “Southstream rappresenta una diversificazione in termini di rotte ma non di fornitori”, cioè la Russia. “Ritengo comunque importante il progetto Southstream – ha precisato il ministro – ma sono più strategici”, e quindi prioritari, quei “progetti che consentono una diversificazione anche dei fornitori”. In altre parole, l’Ue cerca di affrancarsi da Mosca, “che in alcuni periodi dell’anno rappresenta il 60% della fornitura”, una dipendenza definita “eccessiva” da Guidi.
Sempre in relazione al gas, nel corso della conferenza si è discusso anche di rigassificatori. La loro realizzazione consentirebbe di trasformare “l’intera area mediterranea in un hub dell’energia”, ha spiegato il viceministro per lo Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, il quale ha poi sottolineato che la conferenza ha lavorato anche sul fronte dell’efficienza energetica, “strumento chiave per ridurre le emissioni” di CO2, e sul tema delle fonti rinnovabili. Quest’ultimo è un settore nel quale esistono “possibilità di interscambi tra Paesi, sia europei che del Mediterraneo”, ha dichiarato De Vincenti. Inoltre, ha proseguito, “il mercato delle rinnovabili è in espansione, e i prezzi dell’energia prodotta con questi sistemi sta calando”, rendendo più appetibili e strategici gli investimenti nel settore.
A proposito di investimenti, a nome dell’esecutivo europeo, il direttore per lo Sviluppo e la Cooperazione, Michael Kohler, ha garantito “l’impegno della Commissione a sostenere politicamente e finanziariamente i progetti per la costruzione di questo ponte energetico euro-mediterraneo”. Alla domanda di eunews, se i fondi che il piano Junker destinerà all’energia serviranno solo per le interconnessioni europee o riguarderanno anche progetti per garantire approvvigionamenti dall’esterno dell’Ue, il direttore ha dichiarato che “è troppo presto per rispondere. Da quanto hanno espresso i commissari Cañete (Energia) e Sefcovic (Unione energetica), buona parte dei 300 miliardi del piano Junker verranno usati per la infrastrutture energetiche, ma stiamo ancora lavorando per definire i dettagli, quindi non posso ancora dire se gli investimenti saranno utilizzati solo all’interno dell’Ue”.
Neppure De Vincenti è sceso nei dettagli, ma ha annunciato che il piano di investimenti per l’energia che l’Italia sottoporrà alla Commissione, nell’ambito del piano Junker, è già pronto. I progetti per cui il governo richiederà finanziamenti riguardano “investimenti infrastrutturali sia nel settore del gas che in quello elettrico – ha dichiarato – e investimenti per l’efficienza energetica”.