Sulla questione del negoziato istituzionale sul Bilancio 2015 dell’Unione “la Presidenza italiana non si è mossa sui binari giusti”, attacca il deputato europeo del Pd Daniele Viotti.
“Il Parlamento europeo vuole rispettare gli impegni pagando tutte le fatture arretrate che si stanno accumulando – spiega in una nota -. La proposta del Consiglio che è arrivata solo l’ultimo giorno delle discussioni sul bilancio, non fa altro, invece, che aggravare la crisi dei pagamenti”.
Viotti denuncia che “ci sono 30 miliardi di fatture non pagate, soldi già spesi dagli Stati europei, dalle nostre aziende e dalle nostre università, che gli Stati stessi stanno deliberatamente decidendo di non pagare. Un vero paradosso: stanno segando i rami su cui sono seduti. Ci chiediamo come possa l’Unione europea continuare a chiedere controllo sulla spesa pubblica ai singoli Stati mentre mette in difficoltà imprenditori, ricercatori e studenti non onorando i suoi impegni”, dichiara il parlamentare.
Il negoziato è fallito nella notte, e “da fine luglio cerco di tenere alta l’attenzione su questo tema, su come sarebbe stato difficile arrivare a una proposta condivisa e su quali potessero essere i rischi dei tagli proposti dal Consiglio”, dice Viotti. “Sono seriamente dispiaciuto di essere stato una sorta di Cassandra di Bruxelles. La Presidenza italiana non si è mossa sui binari giusti – sostiene -. Se avessimo trasferito un po’ della furia con cui vogliamo fare le riforme in Italia a Bruxelles, saremmo riusciti a portare a casa qualcosa di concreto e utile per tutti. A questo si aggiunge il disappunto per non aver trovato al tavolo della Conciliazione quasi nessun esponente di Governo degli Stati membri ma solo ambasciatori e capi uffici, come li ha definiti il presidente della Commissione Bilancio Jean Arthuis”.
Ora resta un mese per trovare una nuova mediazione, e “Possiamo sfruttare questo mese e farlo bene per arrivare ad approvare un bilancio europeo che punti alla crescita e allo sviluppo – si augura l’europarlamentare -, per collegarlo al piano Juncker che deve prevedere ‘new fresh money’, e non riciclati da tagli alle spese, per prevedere un intervento della Banca Centrale teso a favorire la crescita, oltre alla difesa della moneta, e per rivedere il piano pluriennale 2014-2020. La Presidenza italiana ha ancora un mese. A proposito di cose concrete”.