L’attacco nella sinagoga Har Nof è “un atto di terrorismo da condannare con tutte le forze”. Un giorno dopo le aperture alla nascita dello Stato palestinese, la responsabile della diplomazia Ue, Federica Mogherini, è costretta a constatare che nonostante gli inviti alla calma la situazione in Medio oriente è più incandescente che mai. Questa mattina nella sinagoga di Har Nof, un sobborgo di Gerusalemme abitato in prevalenza da ebrei ortodossi, sono entrati due uomini armati di pistole, asce e coltelli che hanno ucciso almeno 4 fedeli e ne hanno feriti 9. I due responsabili dell’attacco, che è stato rivendicato da Hamas, Ghassan Abu Jamal e suo cugino Udayy Abu Jamal, residenti di Gerusalemme Est, la parte palestinese della città sotto occupazione israeliana, sono stati uccisi dalla polizia. Questo attentato per Mogherini “può solo danneggiare ogni passo in avanti verso la pace”, per questo l’Alto rappresentante ha invitato tutti i leader della regione “a lavorare insieme e fare tutto il possibile per calmare immediatamente la situazione e prevenire un’ulteriore escalation”, chiedendo a “tutte le parti di astenersi da qualsiasi azione che possa peggiorare la situazione istigando, provocando, usando la forza o atti di rappresaglia”.
Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha già fatto sapere che Israele intende “reagire duramente” e ha puntato il dito anche contro il presidente palestinese Abu Mazen, affermando che l’attentato è una “conseguenza diretta del loro incitamento, un incitamento che la comunità internazionale ha irresponsabilmente ignorato”. Da parte sua Abu Mazen ha condannato l’attentato ribadendo che l’Anp “ha sempre condannato la morte di civili da ogni parte” e quindi “condanna oggi l’uccisione di fedeli in una sinagoga a Gerusalemme ovest”.
Hamas ha spiegato che l’attacco è la rappresaglia alla tensione sulla Spianata delle Moschee e per la morte di un autista di autobus palestinese, il 32enne Yusuf Hasan al Ramuni, padre di due bambini, trovato morto impiccato nella notte tra domenica e lunedì nella zona industriale di Har Hotzvim, a Gerusalemme Ovest.
Per Mogherini “è giunto il momento per entrambe le parti di scendere a compromessi, promuovere la stabilità e garantire la sicurezza a lungo termine per israeliani e palestinesi”, lavorando “con urgenza alla ripresa dei colloqui di pace”.