“Per me il punto principale non è tanto il riconoscimento dello Stato palestinese, ma cosa fare perché ci sia effettivamente uno Stato palestinese che possa vivere vicino a quello israeliano in pace e sicurezza ”. È quanto ha auspicato l’Alto rappresentante dell’Ue, Federica Mogherini, al termine della riunione del consiglio Affari esteri. Il rischio, secondo Mogherini, è di avere “magari un riconoscimento tra gli Stati dell’Ue senza che la situazione sul terreno cambi”. “Il nostro sforzo – ha aggiunto – sarà quello di capire cosa la Ue può fare per rimettere sui binari la prospettiva politica. Che al momento sembra non esserci, ma di cui abbiamo disperato bisogno”. Il Consiglio nelle sue conclusioni “deplora profondamente e si oppone fermamente al recente esproprio dei terreni nei pressi di Betlemme”, “e ai recenti annunci di piani di nuova costruzione insediamenti”, da parte di Israele a cui “urge” di “annullare queste decisioni così come “le distruzioni di edifici palestinesi, inclusi quelli costruiti su finanziamenti comunitari”.
Ma sul tavolo dei Ventotto “non c’è un piano di sanzioni” contro Tel Aviv, ha specificato Mogherini. “Ho letto l’articolo di Haaretz – ha spiegato – che fa riferimento a un documento di lavoro interno, chiesto dagli Stati membri dell’Ue sotto il mandato precedente al mio”, e risalente dunque all’attività di Catherine Asthon. Il documento sull’ipotesi di sanzioni contro Israele, ha continuato Mogherini, “rappresenta solo un’ipotesi tecnica di sanzioni, ma non era sul tavolo dei ministri di oggi”, dove invece si è discusso “del rilancio del processo di pace”.
Pel farlo, si legge ancora nelle conclusioni, il Consiglio “sottolinea l’importanza di un cambiamento nella politica israeliana su Gaza” che deve poter “tornare a commerciare liberamente”, e quindi anche “porre fine all’embargo”.