Indietro non si torna, l’euro resterà la moneta unica di una parte dell’Ue ma se qualche Stato volesse uscirne non sarà certo Francoforte a poterlo fermare. È quanto ha spiegato Mario Draghi nella consueta audizione alla commissione Affari economici del parlamento europeo. Rispondendo a una domanda dell’eurodeputato dei 5 Stelle, Marco Zanni, che gli chiedeva se la Banca centrale europea ha intenzione di rendere possibile l’uscita dall’euro, il governatore ha risposto che la Bce “non ha potere legislativo e non può autorizzare i Paesi a stare nell’euro o a lasciarlo”, ad ogni modo “l’euro è irreversibile e la Bce farà tutto quello che può all’interno del suo mandato per preservarla”. Per il presidente “l’area dell’euro deve crescere di più”, ma se non lo fa “non credo che sia a causa dell’euro”, perché nella eurozona “quattordici paesi hanno registrato una crescita positiva dell’economia, due paesi sono in recessione e due in stagnazione”.
Il rischio per la mancata ripresa invece verrebbe dalla mancata attuazione delle riforme. “L’insufficiente implementazione delle riforme strutturali in diversi paesi europei rappresenta un elemento fondamentale di rischio al ribasso”, per l’area euro. “I Paesi che hanno avviato le riforme strutturali – ha aggiunto – sono in situazione in cui sono avviati verso ripresa, quindi è chiaro che c’è collegamento tra le due cose”. I Paesi che “crescono più rapidamente sono proprio quelli dove qualche riforma strutturale è stata fatta”.
Il 2014 è stato “un anno di profondi cambiamenti”, ma “quanto è stato realizzato fino ad ora non è sufficiente” e il 2015 “deve essere l’anno in cui tutti gli attori della zona euro, i governi e le istituzioni europee, potranno implementare una strategia comune coerente per portare le nostre economie di nuovo in pista”, ha auspicato Draghi secondo cui “la politica monetaria da sola non sarà in grado di far raggiungere questo obiettivo”, e questo è il motivo per cui “vi è un urgente bisogno di concordare impegni concreti a breve termine per le riforme strutturali negli Stati membri”, su una conseguente “applicazione del Patto di stabilità e crescita, sulla politica di bilancio aggregato per l’area dell’euro e su una strategia per gli investimenti”.