Il Parlamento europeo ha approvato a maggioranza, con S&D favorevole e Ppe contrario, una risoluzione non legislativa che condanna “la ripresa delle violenze nel Sud Sudan”, chiede l’intervento della comunità internazionale e giudica “inefficaci le sanzioni finora imposte dall’Ue” per far rispettare il cessate il fuoco nel Paese.
“Secondo i dati forniti dalle Nazioni Unite”, si legge in una nota diffusa dall’Aula, “più di dieci mila persone sono morte sin dall’inizio del conflitto tra il presidente Salva Kiir e il suo ex vice Riek Machar”, mentre “quasi 4 milioni di sudanesi necessitano di assistenza umanitaria e 1,4 milioni sono sfollati interni”.
I deputati hanno condannato le violazioni del cessate il fuoco, che è stato firmato nel gennaio scorso e poi riconfermato il 9 maggio. Inoltre, si chiede che vengano eseguite delle “indagini credibili e trasparenti da parte della Commissione di inchiesta dell’Unione Africana, che soddisfino gli standard internazionali in relazione ai gravi crimini compiti da ambe le parti”.
Oltre a condannare le violenze, con la risoluzione, il Parlamento ha chiesto che l’Autorità intergovernativa per lo Sviluppo (Igad), l’Unione Africana e la comunità internazionale emanino “sanzioni mirate”, bollando invece come “inefficaci” quelle previste, fino ad oggi, dall’Ue . Un passaggio nel testo della risoluzione che non deve essere piaciuto al gruppo piu numeroso in Aula, il Ppe, che ha votato compattamente contro, insieme ad una buona parte dei Conservatori. D’altra parte, hanno espresso voto favorevoli i gruppi Gue e quello dei Socialisti.
Il vice-presidente dei socialisti Enrique Guerrero Salom ha dichiarato di “sostenere gli sforzi dell’Autorità intergovernativa per lo sviluppo e dell’Unione africana nella promozione del dialogo e della riconciliazione fra le parti”. “Il popolo del Sud Sudan”, ha aggiunto Salom, “deve ricevere un accesso illimitato ai servizi di base (acqua , sanità, cibo) in tutte le aree e particolare attenzione deve esser rivolta alla tutela delle donne che sono regolarmente obiettivi di violenza, e ai bambini sempre più ricercati come soldati”.
L’Unione ha fornito più di un terzo di tutti i contributi internazionali per la crisi umanitaria, e solo la Commisiosne europea ha aumentato il suo budget di supporto umanitario fino a 130 milioni nel 2014. Le violenze fra truppe filo governative del presidente Kiir e i cosidetti “ribelli” vicini al suo vice Machar sono iniziate nel luglio 2013, quando quest’ultimo è stato cacciato dal governo. Machar ha accusato il presidente di attuare un comportamento dittatoriale, e le tensioni politiche sono sfociate in aspri scontri che potrebbero portare ad una nuova guerra civile nel Paese.