L’Italia “non ha crescita da 20 anni”, quindi si tratta di “un problema più vecchio della crisi iniziata nel 2008” e per questo “l’Europa deve aiutarla a tornare a crescere” sostenendone gli sforzi per le riforme. Lo ha dichiarato stamattina a Roma il primo vicepresidente dell’esecutivo europeo, Frans Timmermans, in audizione davanti alle commissioni Politiche dell’Ue di Camera e Senato. Tra quelle avviate, per Timmermans, “l’Ue deve aiutare l’Italia nella riforma della giustizia”, perché “questo intervento può aiutare ad attirare investimenti”.
Il numero due della Commissione ha affrontato la questione della crescita economica anche sotto il profilo delle riforme da attuare negli Stati membri per favorirla. “Non possiamo accettare che la metà dei giovani non lavorino”, ha dichiarato, aggiungendo che “in questa nuova fase dell’Unione europea bisogna pensare più in termini di crescita che di austerità”. Tuttavia, secondo Timmermans, “le riforme strutturali devono comunque essere fatte”, non solo per rispondere alle richieste di Bruxelles ma perché “servono anche all’Italia”.
Sul piano di investimenti annunciato dal Presidente della Commissione Jean-Cluade Junker, Timmermans ha ribadito che “stiamo sviluppando idee e proposte”, ma “è chiaro che non saranno 300 miliardi di euro di fondi pubblici”. Il piano Junker, dunque, si baserà su “un impegno pubblico e privato”.
Il vice di Junker ha aggiunto che “bisogna facilitare gli investimenti privati cercando di diminuire la parte amministrativa che pesa sulle imprese europee”. A questo proposito, Timmermens ha riferito di un suo colloquio con il presidente della Banca europea per gli investimenti (Bei) Werner Hoyer, secondo il quale, stando a Timmermans, “alleggerendo le imprese potrebbe esserci un effetto positivo per gli investimenti, portandoli potenzialmente anche a superare i 300 miliardi di euro annunciati”.
Infine, il numero due di Palazzo Berlaymont ha affrontato la questione del processo democratico di formazione della normativa europea. Ha riconosciuto che “la distanza tra i cittadini dell’Unione e le istituzioni europee è troppo grande”, e quindi c’è “bisogno di un maggiore impegno europeo rispetto a quello nazionale”. Per “colmare la distanza”, secondo Timmermans, serve “essere più modesti con le parole e più chiari con le misure da portare avanti per la crescita”. Il vicepresidente ha poi annunciato la volontà della Commissione di “cambiare le relazioni con i Parlamenti nazionali perché siano coinvolti maggiormente nel processo legislativo” europeo.