Dalle Nazioni unite arriva una forte critica verso il governo britannico: “E’ vergognoso che sia fra quegli Stati che non partecipano all’operazione Triton”. E’ quanto sostiene Peter Sutherland, inviato speciale delle Nazioni unite per l’immigrazione.
Attraverso il ministro degli Esteri, la Gran Bretagna aveva dichiarato di non prendere parte all’operazione europea Triton “poiché creano un fattore d’attrazione involontario, incoraggiando più migranti a tentare la traversata pericolosa del mare e conducano quindi a più morti tragiche e inutili”, ritendendo invece più opportuno “concentrare l’attenzione sui Paesi di origine e transito e combattere i trafficanti di esseri umani”.
Parole che non sono piaciute a Sutherland, secondo cui è “totalmente offensivo sostenere che è una buona cosa non salvare vite perché questo dissuada altre persone dal viaggiare attraverso il Mediterraneo”, ritenendo “incomprensibile come tali argomentazioni possano essere considerate moralmente legittime”.
Sempre dall’Agenzia Onu per rifugiati, il Direttore dell’ufficio europeo Vincent Cochetel mostra invece preoccupazioni circa la possibilità che “l’onere dei salvataggi venga trasferito nelle mani di navi private, le quali possono rifiutare la chiamata dal centro di coordinamento di Roma”, che ha il compito di segnalare eventuali imbarcazioni cariche di migranti da soccorrere.
Triton è l’operazione lanciata dall’Agenzia europea “Frontex”, entrata in vigore il primo novembre ed elaborata sulla base delle richieste delle autorità italiane. Agisce su uno specchio d’acqua più limitato rispetto alla precedente operazione italiana “Mare Nostrum” e vede la partecipazione di 21 Stati membri che hanno messo a disposizione 65 uomini e 12 mezzi navali e aerei.