Via libera dell’Aula del Parlamento europeo all’accordo di associazione Ue-Moldavia. Con 535 sì, 94 no e 44 astenuti si crea dunque la “zona di libero scambio globale e approfondito” (Dctfa), base per il rafforzamento dell’associazione politica e dell’integrazione economica tra i due soggetti. Ma il dato che emerge è che l’accordo di associazione, secondo i deputati, riguarda “l’intero territorio internazionalmente riconosciuto della Repubblica di Moldova”. Questo significa che la Transnistria, “deve essere coperta dal campo di applicazione dell’accordo”. Una presa di posizione dagli effetti tutti da valutare, dato che la Transnistria, proclamatasi indipendente il 2 settembre 1990, è rivendicato dalla Moldavia ma di fatto sotto tutela della Russia.
Il “fattore russo” è qualcosa che non è stato ignorato dall’Aula riunita in plenaria a Bruxelles. Al contrario, si sfida Vladimir Putin. Nella relazione che sancisce all’accordo si invita a la Russia a “rispettare pienamente l’integrità territoriale della Repubblica di Moldova nonché la sua scelta europea”, con i deputati che “deplorano” il fatto che Mosca “continui a servirsi dei divieti d’importazione dei prodotti della repubblica di Moldova per destabilizzare la regione”. Per tutta risposta il Parlamento europeo “appoggia le iniziative volte a contrastare gli effetti dell’embargo russo sui prodotti della Repubblica di Moldova”.
Rischiano di aprirsi nuovi scenari di crisi dopo quello Ucraino? La ratifica dell’accordo, a detta del relatore del testo, il lituano Petras Auštrevičius (Alde), “è un chiaro riconoscimento del successo del processo di riforma politico ed economico del paese, che stabilisce le sue prospettive europee e testimonia la sua determinazione a un’eventuale adesione all’Unione europea”. Ammesso che Putin accetti che la Moldavia e Transnistria escano dalla sfera di influenza del Cremlino.