Niente a che vedere con una conferenza stampa, quello di Beppe Grillo al Parlamento europeo è un vero e proprio show. Un “monologo”, come lui stesso lo definisce, in cui all’annunciata presentazione del referendum per l’uscita dall’euro vengono dedicati si e no cinque minuti. Per il resto il leader del Movimento 5 Stelle è il solito fiume in piena contro tutto e tutti, a partire dalla Germania che “impone delle allucinazioni economiche che sono il contrario della democrazia” e dai banchieri “cadaveri di cera che con la massima indifferenza affossano una nazione e poi un’altra”.
Parla a braccio per una mezz’ora abbondante, rifiutandosi inizialmente di sedersi e parlare al microfono, suscitando le proteste dei traduttori impossibilitati a svolgere il loro lavoro. Ad un giornalista che, dopo mezzora di monologo, lo interrompe per chiedere la possibilità di fare una domanda Grillo nega la possibilità di intervenire. A fine monologo, poi, concede la parola soltanto ad un britannico che si presenta come “portavoce per gli affari economici dell’Ukip” (partito alleato di M5S) che ringrazia Grillo ed elogia l’iniziativa. L’intervento “amico” viene però interrotto dalle proteste dei giornalisti. “Putin fa le conferenze stampa in cui intervengono i suoi amici, sono i giornalisti che devono fare le domande”, protesta Lorenzo Consoli, membro del bureau dell’associazione della stampa internazionale (Api) a Bruxelles, mentre il clima si scalda tra applausi della stampa e fischi dello staff di Grillo. “Pensi a fare domande per cercare un posto di lavoro, perché le sovvenzioni ai vostri giornali non ci saranno più”, risponde Grillo, prima di lasciare la sala senza concedere altri interventi e rilasciando qualche dichiarazione solo fuori, fisicamente circondato dai microfoni.
Scopo dell’apparizione al Parlamento europeo del leader dei Cinque Stelle era il lancio del referendum per l’uscita dall’euro. “Abbiamo rinunciato alla nostra sovranità monetaria ma sono venuto a dirvi che è finita”, annuncia Grillo: “Noi – dice – siamo in guerra con la Bce, non con la Russia o l’Is”. Da ora “iniziamo la raccolta firme e in sei mesi ne raccoglieremo qualche milione”, annuncia Grillo. Poi “deciderà il popolo italiano” e “se portiamo quattro milioni di firme in Parlamento può succedere anche un miracolo: magari la Lega o una parte di Forza Italia, che ha fatto la campagna politica per uscire dall’euro, può votare a favore dell’uscita”. Poco importa se ci si troverà alleati con la Lega di Matteo Salvini: “Non è importante se è Salvini o la destra o la sinistra, noi andiamo avanti su dei progetti”, sottolinea Grillo.
Ma a tenere banco nel monologo del leader dei Cinque Stelle è la critica alla Germania: “È la nazione più corrotta d’Europa, batte persino noi”, attacca Grillo aggiungendo che “loro santificano la caduta del muro di Berlino ma siamo noi e la Ddr ad aver pagato la riunificazione tedesca, con i nostri soldi”. In Germania, secondo Grillo, nemmeno la giustizia funziona: “In due anni ci sono state ottomila denunce di truffa, ma solo 144 condanne”. Insomma “non riesco più a capire cosa seguire della Germania, il job act?”, si chiede: no di certo, visto che “è un fallimento totale” e ora anche Berlino ha “una crescita negativa”.
Ma Grillo, apaprso in realtà un po’ stanco e ripetitivo, ne ha anche per Jean-Claude Juncker “ex ministro delle finanze di un paese paradiso fiscale, un sistema che affossa gli altri” e per gli sprechi del Parlamento europeo, a partire dalla doppia sede: “Parlate di fare fare sacrifici a noi, ma qui – accusa – ci sono 4mila persone che passano 4 giorni al mese al Parlamento di Strasburgo, una tangentina alla Francia”.
Da encomiare, invece, secondo Grillo, il lavoro dei 17 eurodeputati a Cinque Stelle al Parlamento europeo: “Questi che vedete qua sono una sorpresa anche per me e per voi. Fino ad oggi qui avete visto girare persone trombate dalla politica italiana e messe qua come in un cimitero degli elefanti” mentre i grillini sono “persone colte, preparate che parlano le lingue” a cui “tutti hanno fatto i complimenti perché non hanno mai visto un italiano lavorare così”.