Arroccata su un blocco di tufo, in provincia di Terni, Orvieto ha una spiccata vocazione turistica che traspare già dall’appellativo di ‘città narrante’, scelto per la promozione della città nel mondo. Ed è proprio la volontà di raccontarsi a un pubblico internazionale che stimola il fermento della cittadina di origini etrusche. A cominciare dall’attività culturale, che oltre alla ricca stagione del teatro Mancinelli, conta sull’Umbria folk festival che anima l’estate orvietana, e sull’Umbria jazz winter, la versione invernale di una delle più famose manifestazioni jazzistiche del mondo, che quest’anno avrà luogo dal 27 dicembre 2014 all’1 gennaio 2015, con più di 100 concerti per un pubblico stimato in oltre 50 mila visitatori.
A Orvieto però, la parola fermento la si intende anche in senso stretto, legata cioè al “ribollir dei tini”. Perché oltre all’attività culturale, la città è nota nel panorama internazionale per uno dei vini bianchi più famosi: l’Orvieto, appunto. Con una produzione di oltre 100 mila ettolitri all’anno, suddivisa tra Orvieto classico Doc e Orvieto Doc, il vino affonda la sua tradizione nel periodo etrusco ma si è innovato nei secoli, fino a diventare uno dei prodotti più conosciuti e apprezzati oltre i confini italiani ed europei, tanto da attirare molti turisti stranieri lungo la Strada dei vini etrusco romana. Un percorso che porta anche alla piacevole scoperta del meno conosciuto, ma non per questo meno pregiato, Rosso orvietano Doc.
Bianco o rosso, il vino prodotto nella zona è all’altezza delle squisitezze gastronomiche offerte dal territorio, che vedono il tartufo bianco orvietano farla da padrone, ma sanno dare soddisfazione anche nella semplicità di una bruschetta all’olio extravergine di oliva Dop, senza dimenticare i salumi e gli insaccati a base di maiale o cinghiale, o ancora gli ottimi pecorini da accostare al miele prodotto dagli apicoltori della provincia ternana.
Tutte queste prelibatezze, e soprattutto i vini, sono considerate tanto sacre, a Orvieto, da trovare ospitalità nel Convento di San Giovanni, un tempo dimora dei canonici lateranensi e oggi sede del Palazzo del Gusto. Le sue cantine, scavate nella roccia di tufo, ospitano l’Enoteca regionale dell’Umbria, dove le 11 produzioni Doc e le 2 Docg della Regione possono essere degustate dai visitatori insieme con le altre specialità gastronomiche.
Con tutta questa offerta enogastronomica, il rischio di appesantirsi è elevato. Ma c’è un modo infallibile per smaltire le calorie, aggiungendo al piacere del palato quello della vista. Il consiglio è di fare una stimolante passeggiata per le vie del centro, dove palazzi medioevali, chiese e templi fanno di Orvieto un museo a cielo aperto, con lo splendido Duomo che ne è il fiore all’occhiello. Passeggiando si possono ammirare, nelle botteghe o nei negozietti, anche i prodotti dell’artigianato: dalla lavorazione del legno alle ceramiche, dalle terrecotte di Ficulle ai merletti d’Orvieto, preziosi ricami fatti a mano che riproducono i motivi presenti nei mosaici e nei bassorilievi della facciata del Duomo.
Infine, da segnalare il Pozzo della cava, punto di ingresso di un percorso dedicato alla Orvieto sotterranea. Si tratta di un itinerario archeologico che permette ai visitatori di entrare nella pancia della città, alla scoperta delle radici etrusche e della successiva evoluzione che ha attraversato il periodo romano e il Medio Evo fino al XIX secolo.