Chiariscono che da ora in avanti sarà un sorvegliato speciale, gli chiedono impegni precisi sulla lotta all’evasione fiscale e sull’indipendenza dell’indagine della Commissione europea, ma la maggioranza parlamentare che ha eletto Jean-Claude Juncker continuerà a sostenerlo nonostante lo scandalo LuxLeaks. Il perché lo chiarisce per tutti il presidente dei socialisti, Gianni Pittella, parlando direttamente a Juncker nel corso del dibattito della mini-plenaria di Bruxelles sullo scandalo delle agevolazioni fiscali concesse dal Lussemburgo: “Indebolire la Commissione e Juncker appena eletti – sottolinea il leader di S&D – sarebbe un regalo all’euroscetticismo e all’eurofobia e un atto irresponsabile”. E così si va avanti, nonostante “l’indignazione per le società che fanno profitti miliardari e non pagano le tasse nei Paesi in cui le realizzano e per i Paesi che si rendono complici di questo”. I socialisti chiedono “un calendario preciso per l’implementazione degli impegni” sull’integrazione fiscale, insiste Pittella mettendo in guardia: “Talloneremo la Commissione Juncker e la sosterremo su questa strada”.
Juncker potrà ancora contare anche sull’appoggio, seppur critico, dei liberali per cui in Aula interviene duramente il presidente, Guy Verhofstadt. “Chiediamo che l’indagine sia conclusa entro fine anno perché è impossibile lavorare con un’ombra sopra la Commissione europea”, altrimenti “abbiamo un’anatra zoppa” ed è l’ultima cosa che serve all’Europa, spiega il leader dell’Alde avanzando anche un’altra proposta: “Abbiamo bisogno – dice – di una commissione speciale dentro il Parlamento europeo” sul tema. Una proposta su cui, anticipa Verhofstadt chiedendo l’appoggio di popolari e socialisti, “credo ci sia una posizione comune”. Richieste pressanti che sembrano piacere poco a Juncker che risponde piccato: “Prima mi dite di non intervenire nell’indagine e poi volete che la faccia concludere prima della fine dell’anno? Assolutamente no, non interverrò su come Vestager svolgerà il suo ruolo”. A Verhofstadt il Presidente della Commissione lancia anche un avvertimento: “Io sono per un indagine approfondita e vasta in tutti i Paesi e magari il problema ce l’avrà lei”.
Vuole rassicurazioni sull’indagine anche il gruppo dei conservatori che, con l’intervento di Kay Swinburne “chiede alla commissaria Vestager di fare l’indagine al più presto e chiede garanzie sulla sua indipendenza, la sua portata e su cosa sarà fatto per tenere informato il Parlamento”. Più duri i Verdi i secondo cui c’è stata una “rottura sostanziale del contratto sociale in Europa e del legame di fiducia tra cittadini e istituzioni” e la vittima “è la salute delle nostre finanze pubbliche e di conseguenza dei cittadini”.
Non perdona Juncker la sinistra radicale che ha anche lanciato una raccolta firme per presentare una mozione di sfiducia e chiederne le dimissioni: “Ha avvantaggiato il suo Paese” ed è in una “posizione contraddittoria”, attacca la capogruppo Gabi Zimmer secondo cui il Presidente della Commissione “ha fatto di tutto per attirare denaro nel suo Paese” facendo in modo che ora “ci siano meno soldi per combattere la povertà e creare posti di lavoro” a livello europeo. Obiezioni a cui Juncker risponde secco: “Siamo tutti d’accordo che il problema non è il Lussemburgo e non mi scuso per quello che ho fatto per il mio Paese”. Chiedono apertamente un passo indietro anche gli euroscettici di Efdd secondo cui il comportamento di Juncker può anche essere “secondo le regole ma è moralmente inaccettabile”. Il presidente della Commissione ha, secondo Paul Nuttall, due opzioni: “Dimettersi o per lo meno sospendere il suo incarico per tutta la durata dell’inchiesta”.