Appare di ora in ora più traballante la fragile tregua in atto in Ucraina tra i separatisti dell’est e il governo centrale di Kiev. Dopo un fine settimana che, nelle regioni orientali, è trascorso sotto il fuoco dei bombardamenti come non accadeva da quando fu siglato il cessate il fuoco lo scorso 5 settembre, stanno continuando gli spostamenti di mezzi militari pesanti vicino a Donetsk. Sulla strada che porta alla roccaforte filorussa continuano a essere avvistati camion e blindati senza segni distintivi. Già ieri gli osservatori dell’Osce (Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa) avevano espresso una “forte preoccupazione” per l’arrivo nelle regioni ribelli di una decina di carri armati e una colonna di 40 mezzi, carichi di uomini e pezzi di artiglieria. Mosca ha smentito qualsiasi presenza militare nella zona, ma Kiev non ha dubbi e denuncia l’ingresso di carri armati russi. Il presidente ucraino Petro Poroshenko ha accusato i ribelli di aver “stracciato” l’intesa di Minsk e ha inviato rinforzi militari nelle città nei pressi delle regioni ribelli per fronteggiare una possibile avanzata.
Secondo l’Alto rappresentante per la politica estera europea, Federica Mogherini, le notizie in arrivo dall’Osce sul movimento di convogli senza insegne che portano nelle zone controllate dai separatisti “notevoli quantità di armi pesanti, carri armati e truppe” rappresentano “uno sviluppo molto preoccupante”. Tanto più che le segnalazioni vanno ad aggiungersi ai “pesanti bombardamenti” avvenuti nella notte nell’area di Donetsk e alle notizie “dell’ultima settimana sull’aumento dei movimenti di truppe ed equipaggiamenti”. “È un imperativo evitare una re-escalation delle ostilità”, ammonisce la responsabile della diplomazia europea rivolgendosi in particolare a Mosca: “Faccio appello alla Federazione Russa affinché si assuma pienamente le sue responsabilità” tra cui, sottolinea, “prevenire ogni movimento di mezzi militari, armi o combattenti verso l’Ucraina”. Tutte le parti, conclude Mogherini, devono “dare prova della massima moderazione” e “rispettare rigorosamente gli impegni assunti nell’ambito del protocollo di Minsk” per trovare una soluzione che rispetti “l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale” dell’Ucraina.