L’elezione di Jean-Claude Juncker a Presidente della Commissione europea è stata una scelta sbagliata. La sua nomina sarebbe stata “imposta ai 28 governi nazionali da un Parlamento europeo desideroso di estendere i propri poteri”. Questa la valutazione espressa da Bloomberg, una delle più note multi-testate finanziarie del Mondo in merito allo scandalo Lux-leaks. “La posizione di Juncker come capo dell’istituzione che sta indagando le pratiche fiscali da lui supervisionate quando era Primo ministro è in chiaro conflitto di interesse”, ha sottolineato l’agenzia. Di conseguenza, “egli servirebbe al meglio il progetto europeo se presentasse le dimissioni”.
Il neo presidente è stato Primo ministro del Lussemburgo per quasi vent’anni. Durante quel periodo egli supervisionò la crescita del settore finanziario che “è la residenza fiscale di almeno 340 delle più importanti compagnie internazionali, senza contare fondi di investimento di quasi 3 mila miliardi di euro di attività nette, secondi solo agli Stati Uniti”.
Per Bloomberg, il popolo lussemburghese sarebbe divenuto uno dei più ricchi al mondo, secondo solo al Qatar, perché “regole di segreto bancario simili a quelle svizzere” e “meccanismi di elusione fiscale approvati dal governo” hanno contribuito a garantire un ingente afflusso di capitali. Gli accordi fiscali, descritti nei documenti trapelati, presumibilmente consentivano a multinazionali come Apple e Deutsche Bank, di ridurre i loro oneri fiscali sui profitti maturati in altri paesi. Il risultato è che “le aliquote fiscali applicate erano minime”. Di conseguenza, “si potrebbe dire che Juncker abbia reso ricco il proprio paese andando a borseggiare gli altri stati, inclusi quelli dell’Unione Europea che è ora chiamato a servire”, ha rimarcato l’agenzia. Per Bloomberg la posizione presa dal neo presidente, di non interferire con le indagini e di continuare il proprio mandato, è inopportuna. In questo momento, evidenzia Bloomberg, quando “l’Unione sta faticando ad uscire dalla crisi finanziaria ed è vista sempre più come elitista, incapace di produrre equità o crescita”, è importante cercare di ripristinare la fiducia nell’Ue. In quest’ottica, la presenza di Juncker a capo della Commissione non aiuta la causa europea perché “egli rappresenta il dealer per eccellenza che agisce dietro le quinte mentre costruisce e gestisce un paradiso fiscale internazionale alle spese degli altri paesi europei”. Sebbene “Juncker non abbia fatto nulla di illegale e non è in pericolo di essere rimosso dall’incarico”, Bloomberg ritiene che “l’Ue beneficerebbe dalle sue dimissioni”.
Intanto questa mattina il portavoce Ue per la concorrenza Ricardo Cardoso ha confermato che fino al 2013 quando Juncker era primo ministro la collaborazione con la Commissione che indagava su queste agevolazioni è stata difficile. “In questi ultimi mesi la Commissione ha potuto contare su una miglior cooperazione con il Lussemburgo e ci aspettiamo di ricevere ulteriori informazioni da parte loro per poter continuare l’indagine nella sua pienezza”, ha aggiunto.