colonna sonora: Todd Terje – Inspector Norse
E poi la settimana si trasforma in venerdì e dal venerdì nasce il uichènd e siamo tutti stanchi ma sereni e pronti al riposo, o alla bisboccia. O alla gita fuori porta. O a Ikea. O a portare a termine quel progetto per la conquista e sottomissione del mondo. O a sbarazzarci del cadavere dell’operaio immigrato che lavorava in nero nel nostro cantiere prima di avere quel brutto incidente che in realtà non era proprio morto morto ma insomma soffriva tantissimo e tanto in ospedale gli avrebbero fatto solo problemi e quindi alla fine è stato meglio così. O al centro benessere. Insomma ci siamo capiti: il uichènd.
E mentre ero qui che mi mammolav… brontola… no aspe’… eololav… cucciolav… pisolav… ma come caz… dottolav… che mi gongolavo, ecco, all’idea del fine settimana, un fulmine ha squarciato la coltre di nebbia assonnata che avvolgeva la mia mente, riattizzando le pigre sinapsi che si sono messe in movimento controvoglia, stimolando l’associazione mentale tra il venerdì e la rubrica meno seguita in Europa, ma più seguita nella mia famiglia: Fuori Tema.
Ormai gli aficionados più aficionados hanno capito benissimo che quando c’è un incredibilmente troppo esageratamente larghissimo uso di avverbi e aggettivi e superlativi e superlativissimi e parole in generale, anche senza senso tipo “aggettivi avverbiali” o “avverbi soggettivati a sostantivi”, o altre fastidiose trovate (come ad esempio le parentesi aperte senza motivo che si distaccano dal discorso della frase iniziale partendo per la bustarella, cioè per la tangente, con battutacce tipo questa appena letta che però almeno è meglio di quella dei sette nani che sarebbe da denuncia immediata ma poi se pensi che i comici che non fanno ridere in tv vanno a non far ridere anche al cinema e scrivono libri mentre questa rubrica è gratis, ci puoi pure stare, fatto sta che ad un certo punto le parentesi vanno chiuse sennò ci si perde per strada come la legge elettorale) è perché l’autore si era dimenticato di scrivere la puntata e all’ultimo momento sta facendo di tutto per raggiungere il numero minimo di caratteri onde poter ricevere comunque il suo flauto compenso.
Il “flauto compenso” non è un’errore di stampa, questa rubrica viene proprio pagata con strumenti a fiato, o a fiatella, dipende da ciò che si è mangiato. Neanche la postrofo su “un’errore” è un errore, volevo solo mettere alla prova la vostra attenzione. Invece la mancanza dell’apostrofo su “la postrofo” era un divertissement, anche perché sto scrivendo un saggio sulla grammatica intitolato “Limportanza della postrofo” ma non riesco a trovare un editore disposto ad editarmi.
Comunque state andando Fuori Tema, forse senza rendervi conto che l’episodio di oggi è un esperimento letterario con pochissimi precedenti (giusto un paio di atti osceni in luogo pubblico e un’aggressione ad anziano perché ci stava mettendo troppo ad attraversare la strada), una sorta di meta-rubrica: è come se steste leggendo (“steste”, poi dicono che l’italiano è una bella lingua) direttamente dal mio cervello, senza filtri, perché stavolta non ho tempo di far correggere le bozze al mio amico professore di italiano (che mi ha insegnato la parola “steste”) né tanto meno farmi scrivere l’intera puntata dal mio amico filosofo (che mi ha insegnato il concetto di “meta”, anche se in realtà parlava di rugby) come ho fatto un paio di volte o da mio nipote di 4 anni come faccio sempre (in cambio delle famigerate figurine con la droga dietro).
Quindi tornando a bomba – senza alcun riferimento all’orrido neologismo giornalistico “bombe d’acqua”, in attesa del successivo “gavettoni de dio” – siamo arrivati a venerdì più o meno sani e salvi, qualcuno sano e calvo, qualcuna seno e selva, ma insomma possiamo finalmente rilassarci e perdonare le mancanze di certuni scrittori di rubriche che continuano ad infarcire un rispettabile quotidiano onlain di ignobili boiate solo per poter essere pubblicati perché ormai sono convinti che senza l’uscita della puntata (anche una puntata al buio, una puntata senza nemmeno prendere la mira) non possa cominciare il uichénd, in un delirio di onnimatera… no, cioè, di onnipotenza, arrivando a parlare di sé stessi in terza persona plurale, solo perché non ne esiste una quarta, per tornare al seno, e quindi a bomba.
Mi prendo un attimo per rileggere le righe sovrastanti, per capire cosa hanno scritto.
Niente, non l’ho capito, ma ho comunque l’impressione di essere io in difetto, come quando ti sembra di non essere all’altezza del grandioso significato concettuale nascosto dietro una tela con quattro schizzi di vernice e due sputi e ti arrovelli per interpretarli mentre l’artista nel suo loft di 170m2 sta facendo un’ammucchiata con due gemelle ventenni, gonfio di cocaina. Ecco, oggi mi sento un po’ come una delle gemelle, quella con le doppie punte.
Questo numero di Fuori Tema è più ermetico del solito ma comunque al suo interno potrete scoprire almeno tre verità, quattro schizzi di vernice, due sputi, sette nani, un innovativo modo di scrivere, un innovativo modo di descrivere una marea di cazzate (e cioè “innovativo modo di scrivere”) che però a volte sono più difficili da esternare di un qualche commento su Juncker e Renzi che fanno a chi ce l’ha più grosso, o su un omicidio di Stato per cui sono tutti assolti mentre sono tutti colpevoli, o su delle foto vergognose di una ministra che puppa un gelato nella privacy della sua auto (vergognose perché sfocatissime), o sul fatto che la paladina che ha difeso la ministra di cognome faccia Puppato, o su degli operai picchiati in piazza perché non vogliono perdere il lavoro, o su un paese che si ritrova sommerso dall’acqua come se non fosse abbastanza sommerso da un’altra maleodorante sostanza.
Quindi per ora la finiamo qui, se ci sono altri sviluppi ci sentiamo su whatsapp, che ormai non potete più fare gli gnorri.
Buon uichènd a chi si prende un impegno e lo mantiene a tutti i costi, insieme all’ex-moglie, all’amante ventenne (con le doppie punte, che ha anche una gemella ma non essendo lui un artista se ne becca solo una), alla reputazione, al morale alto e alla karma.