Il caso Luxembourg leaks per i socialisti e Democratici del Parlamento europeo “mette in gioco la credibilità di Jean-Claude Juncker”. “Non è una questione personale su di lui”, ribatte il Partito popolare. L’inchiesta giornalistiche che ha mostrato come più di trecento multinazionali avrebbero fatto transitare per il Granducato miliardi di dollari in modo da ottenere “drastiche riduzioni di tasse sui profitti” nei tempi in cui l’attuale Presidente della Commissione era alla guida del Paese creano una prima frizione nella coalizione che sostiene il nuovo esecutivo comunitario con i popolari da una parte che difendono il Presidente e socialisti e liberali che chiedono che l’esecutivo riferisca subito in Parlamento.
Per Gianni Pittella, “è in gioco la credibilità di Juncker”, e per questo “deve dimostrare da che parte sta”, se “dalla parte dei cittadini europei o da quella delle aziende che evadono il fisco”. E per farlo “deve prendere provvedimenti urgenti e radicali per porre fine a tutte le scappatoie fiscali in Europa”, che gravano “sempre più sui cittadini onesti”. Per il capogruppo S&D “si tratta di una questione etica e morale”.
Il capogruppo dei Popolari, Manfred Weber, ha insistito invece che questa questa “non è una questione personale” che riguarda Juncker, ma “una questione che devono trattare le autorità europee e nazionali competenti”. Juncker, ha aggiunto, “ha reso molto chiaro che, sotto la sua guida, la Commissione europea intensificherà gli sforzi per combattere l’evasione e la frode fiscale”. Il Gruppo popolare ha piena fiducia e sostiene la Commissione nelle sue inchieste sui sistemi in atto in Lussemburgo e in altri Stati membri”.
Per il capogruppo liberale, Guy Verhofstadt, “la Commissione si dovrebbe presentare immediatamente al Parlamento europeo per spiegare se queste pratiche siano conformi al diritto dell’Ue”. Verhofstadt però non nomina direttamente Juncker ma si limita a chiedere “misure forti”, per la lotta alle frodi fiscali.