Triton non può essere soltanto una missione di pattugliamento delle frontiere ma deve anche salvare vite umane e se così non fosse, “si aprirebbe un problema”. È questa, secondo Massimo D’Alema, la posizione dei socialisti sulla nuova operazione europea per il controllo dei confini e la gestione dell’immigrazione. Incontrando i giornalisti a margine di un convegno sul tema delle politiche d’Asilo, organizzato dalla Fondazione per gli studi progressisti europei (Feps), il Think Tank del Pse di cui è presidente, D’Alema commenta: “Credo che la decisione assunta dalla Commissione europea di assumere con Triton il compito di pattugliamento del mediterraneo sia una decisione che va nella direzione giusta”, ma i socialisti “una delle maggiori forze di governo europee” hanno una richiesta chiara: la missione deve avere un “duplice mandato: proteggere le frontiere ma anche proteggere le persone e salvare vite umane, compito che è stato svolto in modo molto importante da Mare Nostrum”. Noi, sottolinea il presidente del Feps, “vogliamo che questa seconda parte, che io considero la prima, sia svolta pienamente da Triton altrimenti si aprirebbe un problema”.
Di fronte a quella che è una “vera emergenza”, per D’Alema è impensabile negare il soccorso ai richiedenti asilo. “La carta europea dei diritti – ricorda D’Alema – assume pienamente i principi della convenzione di Ginevra tra cui c’è il principio di non respingimento: è proibito a qualsiasi Paese civile respingere una persona che tornando indietro rischia la vita o di subire torture. Che la civilissima Europa non volesse tenere conto di questi principi di civiltà – ammonisce il presidente del Feps – sarebbe veramente inaccettabile”. Tanto che, secondo D’Alema, se dovessero avere successo le politiche anti-immigrazione sostenute da leader come Marine Le Pen o Matteo Salvini “sarebbe la fine dell’Europa come continente civile. E nei momenti della storia in cui l’Europa ha rinunciato alla sua civiltà le conseguenze sono state tragiche”.
Serve insomma “una svolta” che porti ad applicare i Trattati che prevedono armonizzazione delle politiche nazionali e meccanismi di solidarietà. D’Alema definisce “inaccettabile” che “il 70% dei rifugiati sia accolto da soli cinque Paesi, nell’ordine: Germania, Francia, Svezia, regno Unito e Italia” e che “in un paese come l’Ungheria accolga solo l’8% delle richieste d’asilo contro una media europea del 52%”.