Sull’Italia continua a pesare il debito pubblico, che nel corso del prossimo biennio non diminuirà, ma nel 2015 tornerà la crescita. Lo dicono le previsioni economiche autunnali della Commissione europea, pubblicate oggi. Dall’analisi di Bruxelles emerge un Paese ancora in affanno, con ripresa timida tutta da consolidare. Da una parte è vero che ci sarà crescita: quest’anno il Prodotto interno lordo continuerà a contrarsi (-0.4%) per tornare a salire nel 2015 (0,6%) e nel 2016 (1,1%), in primavera la previsione era di più 0,6 nel 2014 e più 1,2 nel 2015. E’ anche vero che questa crescita sarà accompagnata ad un aumento complessivo degli investimenti facendo segnare una inversione di tendenza (-2,5% la mole di investimenti prevista a fine 2014, contro il 1,4% atteso nel 2015 e il 3,1% nel 2016). Dall’altra parte, però, il tasso di disoccupazione, atteso al 12,6% per fine anno, resterà immutato nel 2015 e scenderà al 12,4% nel 2016. A questo si aggiunge un aumento dei prezzi al consumo, l’inflazione che ora è allo 0,2% arriverà allo 0,5% nel 2015 e al 2% nel 2016.
Altro dato in chiaroscuro quello relativo a livelli di deficit e debito in rapporto al Prodotto interno lordo. Se da qui l’Italia rispetterà il vincolo del 3% nel rapporto deficit/Pil (3% nel 2014, 2,7% nel 2015 e 2,2% nel 2016), la riduzione del debito non ci sarà: questo varrà il 132,2% del Pil a fine anno, crescerà a quota 133,8% nel 2015 e scendere al 132,7% nel 2016. Preoccupa forse di più, però, il dato relativo al pareggio strutturale di bilancio, annunciato dall’Italia per il 2017. La Commissione offre dati per il 2015 e il 2016 solamente, e il dato è in crescita: si passerà da 0,8% a 1%. Questo significa che l’Italia tra il 2016 e il 2017 dovrà fare aggiustamenti per un punto percentuale per poter rispettare gli impegni. In parole povere, la Commissione europea vede in Italia ancora un situazione di “stagnazione”, e per questo la nostra ripresa “rimane fragile”.