Ripresa fragile e crescita debole, più di quanto si fosse già messo in conto. Non sono rosee le previsioni economiche d’autunno della Commissione europea per l’Eurozona. Per il 2014, l’esecutivo comunitario pronostica un Prodotto interno lordo in crescerà dello 0,8% e nel 2015 dell’1,1%. Stime riviste al ribasso rispetto a quelle più ottimistiche di maggio, quando l’incremento del Pil dell’eurozona era indicato all’1,2% quest’anno e all’1,7% il prossimo. Male anche l’Europa nel suo complesso: nei Ventotto il Pil reale dovrebbe raggiungere l’1,3% quest’anno e l’1,5% nel 2015. Un’accelerazione della crescita si dovrebbe vedere solo nel 2016 raggiungendo il 2% nell’Ue e l’1,7% nell’area euro.
Una delle “cause principali della scarsa crescita economica sono stati gli investimenti deboli”, non ha dubbi il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici: “Il livello degli investimenti – sottolinea – resta di gran lunga al di sotto rispetto ai livelli pre crisi sia nell’Ue che nell’Eurozona e questo non è una caratteristica solo dei Paesi vulnerabili”. Per questo “la conclusione sia politica che economica” di queste previsioni è che occorre “accelerare gli investimenti per garantire una ripresa più chiara e più netta e proprio a questo servirà il piano di investimenti da 300 miliardi”, promesso da Jean-Claude Juncker. Uno strumento fondamentale visto che “questa è la commissione dell’ultima possibilità”: alle elezioni europee, sottolinea Moscovici, i cittadini hanno chiesto un segnale forte verso la crescita e se non ci sarà “qualcuno potrebbe non credere più nel progetto europeo”. Dal canto loro gli Stati membri, secondo il commissario agli Affari economici, devono “operare riforme radicali e avere finanze pubbliche credibili”.
“La situazione dell’economia e dell’occupazione non sta migliorando abbastanza velocemente” e “accelerare gli investimenti è la chiave di volta della ripresa economica”, concorda il commissario a Crescita e investimenti, Jyrki Katainen, secondo cui a causare la debolezza economica sono “problemi strutturali ben radicati e noti anche prima della crisi come un eccesso di debito privato e pubblico e un’ agenda di riforme non ultimata in alcuni Paesi”. La Commissione europea, dice Katainen, “si è impegnata a utilizzare tutti gli strumenti e le risorse disponibili per creare più posti di lavoro e crescita in Europa. Stiamo preparando un piano di investimenti da 300 miliardi di euro per rilanciare e sostenere la ripresa economica”.
A subire alcune delle più significative sforbiciate sulle previsioni di crescita, le grandi economie dell’area euro. Per il 2015 il Pil della Germania dovrebbe crescere dell’1,1% rispetto al +1,3% del 2014, una crescita definita dalla Commissione come “deludente ma con miglioramenti in vista”. Il Paese resta in surplus, mentre il debito continuerà a calare. Per il commissario a Crescita e investimenti, Jyrki Katainen “per la Germania in futuro è assolutamente ragionevole investire”, anche perché all’Ue “servono più forze motrici, non ne bastano una o due”.
Più critica la situazione della Francia per cui, secondo la Commissione Ue, la ripresa “non è imminente” e gli investimenti “non ripartiranno prima del 2016”. Per il Pil ci sarà solo una “crescita moderata” dello 0,7% nel 2015 e dell’1,5% nel 2016. Si sottolinea poi che il deficit del 2014 continua ad aumentare e sarà del 4,4% mentre a primavera era previsto al 3,9% e arriverà al 4,5% nel 2015, con un’impennata del debito: 95,5% nel 2014, 98,1% nel 2015 e 99,8% nel 2016.
Nel complesso il tasso di crescita varia molto da uno Stato all’altro. Rimane negativo per Cipro, Italia, Finlandia e Croazia, il Paese che cresce di meno con il suo -0,7%. Fino ad arrivare, all’altro capo della classifica, al +4,6% dell’Irlanda, il Paese che cresce di più. Questa, secondo il Commissario agli Affari economici Pierre Moscovici, è la dimostrazione del fatto che i programmi di aiuto hanno funzionato, visto anche che pure la Grecia, supererà la media dell’Ue con un +2,9% ed esce ufficialmente dalla recessione. Secondo la Commissione europea, nel 2015 e 2016, “quando anche l’impatto ritardato delle riforme già attuate dovrebbe farsi sentire maggiormente”, tutti i paesi dell’Ue dovrebbero registrare una crescita positiva.
Per quanto riguarda la disoccupazione, i tassi sono “leggermente diminuiti partendo tuttavia da livelli alti”. L’esecutivo Ue si aspetta “miglioramenti più significativi” più avanti, mano a mano che “la crescita economica acquisisce vigore”: nel 2016 il tasso di disoccupazione dovrebbe scendere al 9,5% nell’Ue e al 10,8% nella zona euro.
Prosegue, evidenziano le previsioni, la tendenza al calo dell’inflazione che dovrebbe restare molto bassa anche nel 2014. Secondo le proiezioni, nell’Ue a Ventotto, l’inflazione dovrebbe attestarsi allo 0,6% nel 2014, all’1% nel 2015 e all’1,6% nel 2016. Nella zona euro, l’inflazione è prevista allo 0,5% quest’anno e allo 0,8% nel 2015, prima di salire all’1,5% nel 2016.