L’Unione Europea non sembra seriamente intenzionata a tutelare i curdi iracheni e questa incertezza ha lasciato spazio all’affermazione del movimento Stato islamico dell’Iraq e della Siria (Isis). “L’8 giugno, due giorni prima della caduta di Mosul, avevamo avvisato l’attacco contro la città ma siamo rimasti inascoltati”, ha dichiarato oggi Masrour Barzani, Cancelliere del Consiglio di sicurezza nazionale dei curdi iracheni, all’inizio del suo discorso al Parlamento Europeo. Dopo aver espresso gratitudine sia all’Ue sia agli Stati Uniti per aver accolto la richiesta irachena di sostegno a fronte della crisi umanitaria creatasi sul campo, “con centinaia di abitanti costretti a scappare sulle montagne e donne violentate”, Barzani ha affermato la necessità di un maggior coinvolgimento europeo. In particolare, il leader curdo ha invitato l’Ue ad aumentare il proprio contributo in una lotta su tre fronti: militare, finanziario e politico.
La capacità militare delle forze Isis è nettamente superiore rispetto a quello dei peshmerga, ovvero dei combattenti curdi armati. Ricordando l’attentato suicida avvenuto il 5 ottobre nei pressi di Kobane, Barzani ha affermato che “i peshmerga sono morti perché non avevano protezioni adeguate”. Causa principale della debolezza dei combattenti curdi è da rintracciare, secondo Barzani, nel governo di Bagdad che “si rifiuta di garantire ad essi una formazione ed armi adeguate”. Non solo, “i peshmerga non vengono neppure pagati”. Per quanto riguarda i mezzi, questi sono “limitati e non comprendono armamenti pesanti”. Barzani ritiene siano necessarie armi più sofisticate che garantiscano ai curdi una maggiore potenza di fuoco contro i veicoli corazzati dell’Isis. Senza di esse il Cancelliere è convinto che “la guerra non può essere vinta”. Per questo motivo egli ha invocato “un maggiore sostegno del mondo libero”. In quest’ottica, le autorità europee dovrebbero continuare a garantire ai curdi il proprio sostegno militare, andando contro i desideri del governo centrale iracheno. “È arrivato il momento per l’Ue di svolgere il proprio ruolo di leadership e stare al fianco dei peshmerga”, ha dichiarato Barzani, che ha poi aggiunto, “noi siamo orgogliosi di difendere la libertà ma l’Ue deve camminare al nostro fianco”.
Per quanto riguarda invece l’aspetto finanziario, Barzani ha ricordato che gli introiti dell’Isis hanno un valore di circa “3-6 milioni di dollari al giorno”, dovuti “prevalentemente alla vendita di petrolio” ma anche alle “tasse che raccolgono nei territori conquistati”. Per riuscire ad “essiccare” le loro fonti di sostentamento, il cancelliere ha invitato a controllare gli spostamenti di denaro verso i conti dell’Isis.
Dal punto di vista politico, secondo il cancelliere, “non è possibile negoziare” con il movimento Stato islamico perché i suoi esponenti “non capiscono i valori della democrazia e del dialogo”. Al contempo Barzani ha evidenziato non solo la disparità delle forze sul campo ma anche la difficoltà dei combattenti curdi di agire sul territorio. “In totale i peshmerga sul campo arrivano ad essere 150 mila” e “solo 40-50 mila sono combattenti”, mentre le forze Isis sono superiori ed “in continua crescita”. Solo le persone reclutate recentemente dal movimento “sono più di 40 mila”, ha sottolineato il cancelliere e questo è possibile perché esso “ha le risorse finanziarie per sostenere il reclutamento”. Diventa fondamentale quindi “controllare i paesi di origine per evitare che le persone vadano all’estero per unirsi all’Isis”. Per quanto riguarda invece la capacità d’azione dei peshmerga, Barzani ha rilevato un problema prettamente politico. I combattenti curdi possono infatti muoversi “solo nelle parti meno sensibili politicamente”. Al di fuori di esse, i peshmerga “rischiano di non essere i benvenuti”.
Questo nemico comune è “un terrorismo che può colpire anche i paesi europei” e di conseguenza, ad essere in gioco “non è la sola stabilità irachena, ma il mondo intero” ha concluso Barzani.